Nello spostare criptovalute capita di frequente di scontrarsi con commissioni di prelievo/invio molto più alte di quanto sarebbe ragionevole pagare.
Se il mondo cripto deve rappresentare, tra le altre cose, un’irresistibile alternativa al sistema bancario tradizionale, tra le caratteristiche a cui non possiamo rinunciare ci sono non solo la maggior velocità, efficienza e privacy delle transazioni, ma anche la loro economia.
Al momento però, soprattutto per quanto riguarda il prelievo da exchange e le piattaforme tradizionali, tra cui Bitcoin, Ethereum e i token ERC20, le fees sono piuttosto alte. In questo articolo vediamo come correre ai ripari.
Punti Chiave:
Quando spostiamo piccole quantità di criptovalute le commissioni sulle transazioni possono avere un impatto percentuale considerevole.
E’ possible risparmiare usando exchange che offrono fees competitive, muovendo fondi tramite cripto che hanno commissioni minime, usando wallet che permettono di regolare manualmente le fees, o ancora ricorrendo a soluzioni Layer 2.
Le blockchain più recenti tendono a dare la priorità a fees infinitesimali, anche se questo ha spesso un costo in termini di decentralizzazione.
Possiamo scegliere tra una serie di strategie in base al tipo di movimento che ci interessa: prelievo, pagamento o trasferimento tra exchange.
Scenari:I tre scenari che si presentano nel trasferire criptovalute sono:
- L’invio dal nostro wallet verso un exchange o un altro wallet.
- II prelievo da un exchange verso il nostro wallet.
- Lo spostamento tra due exchange.
Per quanto riguarda la movimentazione dal nostro wallet verso exchange o indirizzo di altro wallet, la soluzione è molto semplice anche se il margine di manovra è piuttosto limitato: ci basta regolare le gas fees manualmente all’interno del portafoglio.
Molti wallet consentono di stabilire le fees in base all’urgenza che abbiamo di completare l’invio, ed è possibile risparmiare semplicemente optando per una transazione leggermente più lenta o aspettando un momento in cui il network è meno congestionato.
Ad esempio per quanto riguarda Ethereum e tutti i token ERC20 possiamo scoprire in dettaglio come procedere leggendo questo articolo di approfondimento su come risparmiare sulle Gas Fees.
Per fortuna però, a esclusione di Ethereum, i trasferimenti da wallet sono ormai universalmente molto economici e raramente la questione del risparmio diventa essenziale in questo primo scenario.
Passando al secondo scenario, se ci interessa trasferire da un exchange verso il nostro wallet possiamo riferirci alla prima e alla terza delle tre strategie presentate nel prossimo paragrafo, che valgono anche in questo tipo di situazioni. Il grosso della necessità di risparmiare si presenta infatti nel muovere fondi fuori dagli exchange centralizzati.
Mentre per prelevare dai wallet si paga sempre meno, sugli exchange le cifre rimangono spesso elevate. Il motivo è che gli exchange strutturano le fees di prelievo non allineandosi agli effettivi costi di transazione ma sulla base delle politiche interne, del livello di aggiornamento tecnico dei loro sistemi, e di come impostano le commissioni per ricavare profitti dalla loro attività.
Di conseguenza, a parte Ether e i token ERC20 (che comunque con Ethereum 2.0 vedranno una grande riduzione delle fees), le tariffe con cui ci confrontiamo non riflettono più i veri costi di rete. Lo notiamo ad esempio con Bitcoin che grazie all’aggiornamento Taproot si sposta pagando pochi euro, ma che sulla maggior parte dei principali exchange, a eccezione di Kraken e pochi altri, richiede ancora fino a 50 euro.
Soluzioni:Nel caso di prelievo da un exchange verso un altro exchange, che come spiegato assieme al prelievo da exchange a wallet è la situazione più onerosa, per risparmiare possiamo ricorrere a una serie di strategie:
- Usare exchange che hanno fees di prelievo competitive o addirittura pari a zero.
- Movimentare usando criptovalute intermedie che hanno costi di transazione bassissimi.
- Usare soluzioni Layer 2.
Approfondiamole una per una.
Usare Exchange che Hanno Fees di Prelievo Basse:Prima di fare un acquisto di cripto è sempre un’ottima idea documentarsi sulle commissioni applicate sui prelievi dall’exchange che useremo. Ad esempio exchange come Kraken e Coinbase permettono di prelevare a cifre ragionevoli, mentre all’estremo opposto exchange come Gate.io hanno commissioni tra le più alte del settore, che arrivano per alcune monete a sfiorare i 100 euro.
Un’ottima soluzione è avere conti su più exchange e usare di volta in volta quello più conveniente. Basterà visitare un sito come WithdrawalFees.com e, selezionando la criptovaluta che ci interessa, vedere in un attimo un prospetto aggiornato delle tariffe applicate da ogni exchange.
In questo modo possiamo acquistare dove sappiamo di poter prelevare spendendo pochissimo o anche niente. E’ un approccio semplice ed efficace.
Usare Criptovalute Intermedie che Hanno Costi di Transazione Minimi:
Supponiamo di aver comprato 100 euro di Ether o di Bitcoin su Binance. Al momento di prelevare scopriamo che per trasferirli su un altro exchange dobbiamo pagare decine di euro di commissione. Saremmo ben felici di evitare questa spesa.
Una soluzione un po’ macchinosa ma molto efficace è utilizzare criptovalute universalmente supportate e che si spostano a cifre minime su tutti i maggiori exchange. Tra queste troviamo progetti come:
- XLM Stellar. Costo medio del prelievo 0.01 euro.
- TRX Tron. Costo medio del prelievo 0.05 euro.
- XMR Monero. Costo medio del prelievo 0.05 euro.
- XRP Ripple. Costo medio del prelievo 0.1 euro.
- ALGO Algorand. Costo medio del prelievo 0.1 euro.
- LTC Litecoin. Costo medio del prelievo 0.2 euro.
- ADA Cardano. Costo medio del prelievo 1 euro.
- SOL Solana. Costo medio del prelievo 1 euro.
Supponendo di voler usare XLM Stellar come intermediario, il percorso nell’esempio in cui vogliamo spostare ETH sarà il seguente:
- Vendiamo ETH sul primo exchange. Se è disponibile il mercato XLM/ETH allora possiamo passare direttamente da uno all’altro. In caso contrario vendiamo ETH per una stablecoin come USDT.
- Compriamo la quantità equivalente di XLM, usando gli USDT ottenuti dalla vendita di ETH, se la coppia XLM/ETH non è disponibile.
- Inviamo XLM sul secondo exchange (usiamo la rete XLM e non BEP20 o altre alternative).
- Vendiamo XLM sul secondo exchange. Direttamente per ETH se è disponibile il mercato XLM/ETH oppure passando per USDT, come sopra.
- Ricompriamo ETH sul secondo exchange, usando gli USDT ottenuti dalla vendita di XLM.
Sebbene con un po’ di concentrazione operazioni di questo tipo riescano senza problemi, è necessario valutare con attenzione una serie di aspetti per evitare di vanificare il potenziale risparmio o di commettere errori, visti i numerosi passaggi coinvolti:
- Verifichiamo preliminarmente che entrambi gli exchange supportino la criptovaluta intermedia che intendiamo usare.
- Verifichiamo che, se l’exchange da cui inviamo prevede una soglia minima di prelievo per la criptovaluta che useremo per il trasferimento, questa non sia superiore alla cifra che stiamo per movimentare.
- Verifichiamo che sull’exchange di ricezione il deposito minimo accettato per la criptovaluta che useremo sia inferiore alla quantità che stiamo per trasferire, perché potremmo perdere le nostre monete.
- Verifichiamo la dimensione minima dell’ordine permessa nei due exchange. Di solito questi valori sono bassi, sui 5 o 10 euro, ma è importante controllare anche questo valore per evitare brutte sorprese.
- Verifichiamo che l’exchange di ricezione abbia la coppia che ci serve, o almeno ci permetta di arrivare a destinazione passando per una stablecoin come USDT, come spiegato prima.
- Assicuriamoci che la chain che stiamo usando per prelevare corrisponda a quella di ricezione, perché molti exchange consentono di prelevare su chain multiple e questo può farci rischiare di perdere le nostre monete, come spiegato in questo articolo su come recuperare criptovalute perse.
- In definitiva dobbiamo assicurarci che, sulla base delle trading fees coinvolte, alla fine ne valga la pena. Facendo due conti possiamo rapidamente stabilire se i passaggi necessari hanno costi inferiori allo spostare la criptovaluta di partenza direttamente sulla sua chain. In linea di massima su cifre medio basse, nell’ordine di qualche centinaia di euro, ne vale sempre la pena, in quanto le trading fees si aggirano in media sullo 0,2% della compravendita. Ma appena le cifre aumentano rischiamo che il totale delle fees correlate ai passaggi da compiere siano superiori a quanto speriamo di risparmiare. Possiamo trovare un confronto delle trading fees dei principali exchange in fondo a questo articolo.
- Considerato che ci trasferiamo temporaneamente su un’altra criptovaluta, dobbiamo fare attenzione a operare in un momento in cui il mercato non è troppo volatile perché altrimenti rischiamo, nel corso dei pochi minuti necessari a effettuare i passaggi, di perdere capitale (anche se potremmo benissimo guadagnarci in caso di oscillazione di mercato favorevole).
Usare Soluzioni Layer 2:Per Layer 2 si intende un’integrazione di terze parti, sotto forma di blockchain aggiuntiva (o di protocollo), che viene realizzata e costruita in parallelo a quella nativa allo scopo di processare transazioni su un secondo livello, ovvero al di fuori della blockchain principale.
L’obiettivo è di migliorare la scalabilità (cioè la velocità) e abbattere i costi delle transazioni. Su Bitcoin ha preso piede il Lightning Network, che è una struttura dedicata interamente ai pagamenti, mentre su Ethereum esistono numerose soluzioni che offrono un supporto esteso a ogni tipo di applicazione oltre alle semplici transazioni: le tre di maggior successo sono Polygon, Optimism e Arbitrum.
Da un punto di vista più ampio la ragione dell’esistenza di queste soluzioni risiede nel tentativo di contribuire a risolvere il trilemma delle blockchain decentralizzate, ovvero il perfetto equilibro tra decentralizzazione, scalabilità e sicurezza.
Notoriamente il prezzo da pagare per ottimizzare uno di questi parametri è di sacrificare in parte gli altri fattori. Alcune delle blockchain più recenti vantano transazioni velocissime e la possibilità di processare migliaia di transazioni al secondo a costi molto bassi, ma spesso questo comporta la rinuncia al valore fondamentale che sta alla base dei concetti di blockchain e di criptovaluta: appunto la decentralizzazione.
Mentre Bitcoin ed Ethereum hanno più di diecimila nodi, piattaforme come la Binance Smart Chain, certamente velocissima ed economica, ne ha solo 21, e non si può quindi considerare realmente decentralizzata. Le soluzioni Layer 2 si propongono di mantenere la sicurezza e decentralizzazione della piattaforma sottostante, migliorandone esclusivamente la scalabilità.
Rimanendo sull’argomento di questo articolo, mentre usare soluzioni Layer 2 permette di risparmiare enormemente sulle transazioni (che vengono a costare pochi centesimi di euro) prelevare su queste blockchain comporta che non siamo di fatto in possesso della criptovaluta originale, bensì di una sua rappresentazione sul Layer 2, con tutti i rischi che questo può comportare, specialmente sul lungo termine.
In sintesi sono soluzioni valide se si opera di frequente (ad esempio nella DeFi o per piccoli pagamenti quotidiani) ma non ideali per conservare investimenti e risparmi.
Dal punto di vista pratico è sufficiente, al momento del prelievo, selezionare la chain del Layer 2 desiderato: come vediamo prelevare il token ERC20 MATIC sul network Polygon può costare 20 centesimi anziché 18 euro come sul network nativo Ethereum.
Occorre solo fare attenzione alla chain che si utilizza, che deve corrispondere tra la piattaforma di invio e quella di ricezione, come spiegato in questa guida sulle differenze tra criptovalute e token e come non confondersi tra ERC20, BEP2, BEP20, SPL e TRC20.
Mentre il Lighting Network di Bitcoin viene usato essenzialmente come sistema di pagamento, ed è quindi impiegato principalmente da wallet a wallet e non come soluzione di prelievo da exchange (i quali comunque lo supportano in buona percentuale), le soluzioni Layer 2 di Ethereum si possono usare sia muovendo tra due exchange, che da exchange a wallet, che tra wallet, sempre con l’imperativo di assicurarsi che l’exchange o wallet di ricezione supporti la blockchain scelta.
Conclusioni:Anche se i metodi sono numerosi, con un po’ di pratica si possono compiere agilmente tutte le operazioni descritte e abituarci ad applicare in un attimo la soluzione che fa più al caso nostro.
In questo articolo abbiamo scoperto i passaggi essenziali di percorsi che possiamo replicare in qualsiasi circostanza analoga.
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