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Ne sentiamo parlare sempre più spesso, e probabilmente ne abbiamo già fatto uso in numerose occasioni, ma non abbiamo ben chiaro di cosa si tratti.

Uno dei motivi è che il Web 3.0 è un fenomeno in divenire, complesso, che coinvolge numerose componenti, e le cui implicazioni, utilizzi e vantaggi, sono così vasti da rendere difficile mettere a fuoco una definizione semplice e univoca.

In questo articolo lo scopriamo insieme, capendo cos’è, come funziona e quali sono le applicazioni principali, il suo potenziale rivoluzionario, ma anche i limiti ancora da superare.

Punti Chiave:

Il Web 3.0, anche noto come Web3, rappresenta l’ultima evoluzione di Internet ed è basato sulla tecnologia blockchain.

Punta a ottimizzare questioni come privacy, controllo e protezione dei propri dati, sicurezza online e certificazione digitale, creando reti decentralizzate di partecipanti.

Gli utenti sono connessi a network distribuiti nei quali godono di accesso, proprietà ed esecuzione su ogni sorta di asset e dato personale.

Le sue componenti fondamentali sono l’utilizzo di smart contract, le applicazioni decentralizzate (DApp) e l’impiego di piattaforme blockchain come Ethereum.
Per accedere al Web 3.0 è necessario disporre di specifici wallet per criptovalute in grado di interagire con smart contract e blockchain, come MetaMask. In questo senso Web 3.0 è sinonimo di criptovalute, essendo queste parte fondamentale del suo ecosistema.
Le applicazioni sono innumerevoli, e hanno il potenziale di rivoluzionare industrie come finanza, informazione, social networking, gaming online, logistica e sanità.
I limiti principali risiedono in aree come la scalabilità (la quantità di transazioni al secondo che è possibile processare senza compromettere la decentralizzazione), l’interoperabilità (la capacità di comunicazione tra vari network), e la complessità di utilizzo, che possono rappresentare un ostacolo all’adozione di massa.
Complessivamente il Web 3.0 rappresenta un grande passo in avanti in direzione di un Internet più sicuro, trasparente e libero, per tutti.

L’Evoluzione di Internet:Partiamo con un poco di storia, per contestualizzare come siamo arrivati al Web 3.0.

Anche se nell’usarlo non ci pensiamo mai, Internet è in continua evoluzione, ed è cambiato moltissimo dalle versioni più rudimentali di qualche decennio fa.

E’ possibile identificare quattro epoche, partendo dal Web 0.0 e giungendo all’odierno Web 3.0:

  • Web 0.0: è l’Internet primordiale, un pre-web emerso negli anni ’70 del secolo scorso negli ambienti accademici e di ricerca, per comunicare più agevolmente e condividere file.
    Questa versione di Internet non era accessibile al pubblico e la tecnologia non era ancora avanzata al punto da consentire la creazione di siti web e altri contenuti online.
  • Web 1.0: il primo vero Internet aperto al pubblico è il Web 1.0, emerso a inizio degli anni ’90. Questa fase ancora acerba, detta anche ‘Web Statico‘, era caratterizzata da siti rudimentali con semplici pagine web statiche, scritte in HTML, contenenti testi e immagini.
    L’obiettivo era essenzialmente fornire informazioni, e non facilitare comunicazione e interazioni.
  • Web 2.0: la seconda era di Internet, nota come ‘Web Dinamico‘ o ‘Web Partecipativo’, nasce a inizio anni 2000. In questo periodo Internet passa gradualmente dall’essere una fonte di informazioni a essere una piattaforma per comunicare e collaborare.
    Blog, social media e altre soluzioni interattive sono diventate di uso comune, consentendo un coinvolgimento molto maggiore e la possibilità per gli utenti di produrre contenuti propri, passando così da consumatori ad autori.
  • Web 3.0: l’ultima versione di Internet, anche conosciuta come ‘Web Semantico’, ha iniziato a emergere a fine anni 2000 e continua a evolvere oggi. Inizialmente il concetto di semantico prevedeva la visione di un Internet intelligente, autonomo e aperto, basato su dati leggibili dalle macchine e che, usando Artificial Intelligence e Machine Learning, arrivasse a fungere da ‘cervello globale’ in grado di gestire ogni aspetto della vita digitale.
    Questa versione idealizzata rimane in gran parte da attuare. Oggi per Web 3.0 si intende innanzitutto l’impiego di tecnologia blockchain e smart contract per consentire agli utenti di accedere ad applicazioni decentralizzate dislocate in rete, mediante le quali gestire asset e certificazioni digitali.
    La cosa interessante è che i recenti sviluppi in ambiti come intelligenza artificiale e apprendimento automatico (basti pensare al fenomenale ChatGPT) stanno permettendo di convogliare le due definizioni in un Web 3.0 completo, che include sia macchine in grado di comprendere parole e comunicare tra loro e con gli utenti concettualmente, sia i fenomeni più propriamente legati alla tecnologia blockchain che stiamo per esplorare.
Alcuni osservatori hanno sintetizzato le differenze definendo il Web 1.0 come un Internet a sola lettura, il 2.0 come un’evoluzione a lettura più scrittura, e il 3.0 come Internet a lettura, scrittura e proprietà/gestione/esecuzione.

Nel prossimo paragrafo chiariremo tutti i termini principali che continuano a venire citati, che chi preferisce può approfondire nel glossario gratuito.

Come Funziona:La versione correntemente più usata di Internet è il Web 2.0. Questo si basa su sistemi e server centralizzati, controllati da grandi corporazioni, multinazionali e governi.

Ne facciamo uso ogni giorno quando ci colleghiamo ai nostri profili social, quando facciamo banking online o quando leggiamo le notizie su un portale mainstream.

Il problema della centralizzazione è che presenta gravi vulnerabilità: da una parte i problemi di privacy e di censura che stanno divenendo sempre più rilevanti. Dall’altra la questione della proprietà dei nostri dati, con la lenta ma inarrestabile erosione invasiva degli spazi digitali personali, dei quali abbiamo sempre meno controllo.

Di fatto ogni volta che c’è un intermediario a gestione di situazioni/dati/informazioni/attività delicate, abbiamo una sola opzione: dobbiamo fidarci e sperare che vada bene.

Se domani i server di WhatsApp non funzionano non possiamo più comunicare. Se succede ai server di una banca non possiamo inviare o prelevare denaro. Se una nuova policy viene inserita in una modifica unilaterale dei termini contrattuali, potremmo ritrovarci tagliati fuori da una piattaforma e relativo servizio.

Bitcoin e la tecnologia blockchain risolvono alla radice ciascuna di queste questioni, rimuovendo intermediari ed autorità centrali, rendendo ogni interazione trasparente e da pari a pari, garantendo una sicurezza anche superiore ed eliminando singoli punti vulnerabili, essendo basati su reti distribuite di computer.

Il Web 3.0 non è altro che il trasferimento di Internet su queste strutture distribuite e decentralizzate, costituite da miriadi di nodi (computer) che lavorano in sinergia per creare un ambiente inattaccabile, aperto a tutti e che non richiede di doversi fidare di terze parti (trustless), per compiere qualsiasi tipo di operazione, transazione, firma, comunicazione o condivisione.

E’ opportuno ricordare che uno dei prezzi da pagare per la decentralizzazione è il farsi carico della gestione e sicurezza dei propri dati e averi.
La tecnologia è assolutamente sicura, ma se sbagliamo non ci sono garanti esterni che possono intervenire per risolvere la situazione.
Per questo un buon punto di partenza è capire come evitare gli errori più comuni con le criptovalute, argomento approfondito in questa guida gratuita.
Le componenti fondamentali del Web 3.0 sono:
  • La Blockchain. La ‘catena di blocchi’ è un registro (ledger) digitale condiviso da una rete di partecipanti che, essendo distribuito in più copie costituite da blocchi immutabili, consente di registrare informazioni sicure tra le parti coinvolte garantendone l’autenticità in maniera decentralizzata (ovvero tramite processi di verifica indipendenti basati sul meccanismo del consenso distribuito e non sull’intervento di un’autorità centrale).
    I dati registrati nei blocchi possono includere qualunque attività avvenga in rete, da scambi di informazioni, a firme digitali, a trasferimenti di denaro, all’esecuzione di contratti.
  • Gli Smart Contract. Si tratta di protocolli software automatizzati che permettono di eseguire, convalidare e far rispettare contratti nella blockchain sulla quale sono dislocati, al verificarsi di determinate condizioni scritte e incluse nel codice, senza coinvolgere terze parti.
    Essendo salvati su blockchain, sono inattaccabili e immutabili, il che rende possibili transazioni sicure e trasparenti senza la presenza di mediatori autorevoli come banche, avvocati, notai o governi.
  • Le DApp. Diminutivo di ‘Decentralized Applications‘, sono applicazioni realizzate con smart contract e dotate di interfaccia utente, che girano su una rete distribuita di computer anziché su singoli server.
    Sono in grado di fornire le stesse prestazioni delle applicazioni tradizionali garantendo allo stesso tempo tutti i vantaggi della decentralizzazione, come ad esempio l’assenza di un unico punto di vulnerabilità, la resistenza alla censura, un maggiore controllo dei propri dati e il non necessitare di un’entità centrale. Sono tipicamente open source.
  • I Wallet Web 3.0. Sono portafogli per criptovalute capaci di interfacciarsi con gli smart contract delle DApp, leggendoli, interagendoci e firmandoli, per l’esecuzione delle funzioni e condizioni in essi programmate.
    Mentre i normali wallet consentono esclusivamente di conservare e inviare/ricevere criptovalute, wallet Web 3.0 come MetaMask sono in grado di usarle come carburante (da qui le gas fees) per alimentare il potere computazionale necessario a far girare le Dapp.
    Sono una componente fondamentale del Web 3.0 perché costituiscono il punto di contatto tra utente e DApp.
Un elemento aggiuntivo ma sempre più integrato nel Web 3.0 è l’Intelligenza Artificiale, grazie alla sua capacità di elaborare rapidamente enormi quantità di dati, prendere sulla base di questi decisioni ottimali in tempo reale, e programmare smart contract sempre più efficienti e affidabili.

Capiamo quindi che prima di provare a usare il Web 3.0 è importante avere una buona dimestichezza con le criptovalute in generale, conoscendo il funzionamento di wallet, exchange, indirizzi, network, e sapendo come proteggere le proprie chiavi private e come evitare truffe, purtroppo parecchio diffuse.

Applicazioni:La piattaforma Web 3.0 più importante è, nel 2023, ancora Ethereum. Nata nel 2015, si tratta di una infrastruttura realizzata per mettere a disposizione di qualsiasi sviluppatore gli strumenti per la creazione di DApp.

E’ costruita sulla EVM (Ethereum Virtual Machine), la macchina virtuale nella quale girano gli smart contract dispiegati su Ethereum e che potremmo considerare la prima grande DApp, trattandosi in sé di un software distribuito, open source, e basato su smart contract.

Il network dispone della sua criptovaluta nativa (Ether o ETH), interna, che viene usata per pagare le commissioni di transazione e remunerare la potenza computazionale messa a disposizione dai nodi.

Questo computer virtuale distribuito tra i nodi partecipanti è in sintesi un grande ecosistema nel quale vengono sviluppate DApp, ognuna con le sue specifiche (e potenzialmente infinite) funzionalità.

Altre piattaforme Web 3.0 sono la BNB Smart Chain, Tron, Solana, Near, Algorand e Cardano.

Gli utilizzi possibili sono confinati solo dalla volontà di aziende, startup, programmatori e individui di approfittare della tecnologia per creare soluzioni innovative in ogni ambito sociale ed economico, come la finanza, i servizi bancari, l’informazione, il social networking, la logistica, l’internet delle cose, la sanità, la gestione dei dati, il collezionismo, il gaming o l’arte.

L’applicazione principale è al momento la DeFi (pronuncia ‘di-fai’), la finanza decentralizzata o ‘Decentralized Finance’.
Pensiamo a una qualsiasi operazione finanziaria: pagamenti, prestiti, depositi, investimenti, maturazione di interessi, impiego di collaterale, compravendite, trading. La DeFi permette di fare tutto questo in assoluta sicurezza e in assenza di autorità centrali come banche, istituti finanziari o Borsa Valori a darci il permesso o fare da intermediario e garante.

DApp dedicate come Uniswap, Aave, Oasis (di MakerDao), Compound e Lido, permettono di gestire ciascuno degli scenari descritti, partecipando a mercati decentralizzati dal proprio pc o smartphone, in qualsiasi momento della giornata, mediante il proprio wallet Web 3.0.

Per la loro semplicità e immediatezza le applicazioni di DeFi più comuni sono gli exchange decentralizzati, o Dex (da Decentralized Exchange).

Ogni network ha i propri Dex di punta, come Uniswap su Ethereum, PancakeSwap su BNB Smart Chain e Soldex su Solana.

Notiamo che ogni network è un ecosistema a sé stante, per cui non è detto che una DApp come Uniswap esista anche sulla BNB Smart Chain. Ogni applicazione deve essere realizzata, distribuita e girare sul network specifico, dove userà la criptovaluta nativa per coprire le gas fees.
Altri esempi di importanti aree di applicazione sono:
  • Logistica: nella gestione delle catene di approvvigionamento e distribuzione il Web 3.0 può essere usato per tracciare materie prime e prodotti, dal produttore al destinatario/consumatore, con maggior visibilità e responsabilizzazione delle parti coinvolte, aumentando l’efficienza e riducendo i costi. Un esempio di successo è il progetto VeChain, che ha partner come BMW, Walmart e Microsoft.
  • Internet delle Cose: le stesse funzionalità sono estendibili al sempre più pervasivo Internet delle Cose, che grazie al Web 3.0 potrà vedere un sano ritorno della proprietà di dati e informazioni raccolte dai dispositivi che usiamo quotidianamente (e relativo potere decisionale) all’utente, attualmente alla mercé delle infinite e incomprensibili privacy policy somministrate senza sosta da Big Tech. Tra i progetti di punta troviamo Iota e IoTex.
  • Sanità: in ambito medico e sanitario il Web 3.0 permette di gestire cartelle e certificati medici elettronici con la sicurezza e tranquillità di rimanere proprietari dei propri dati sensibili, e aumentando sicurezza e privacy. Esempi interessanti sono MediBloc e MedicalChain.
  • Collezionismo: il 2021 è stato l’anno dell’esplosione degli NFT, i token non fungibili che hanno raggiunto la popolarità come oggetti da collezione digitale, ma in realtà trovano applicazione in tutti gli ambiti del Web 3.0, come spiegato in questo articolo di approfondimento.
    La loro rivoluzione consiste nel consentire per la prima volta di certificare la proprietà di asset di qualsiasi tipo su blockchain e in maniera inoppugnabile e indipendente.
  • Gaming: il 2022 è stato invece l’anno del gaming, che con una fusione tra NFT, metaverso, tokenizzazione e decentralizzazione ha travolto l’industria con riusciti esperimenti come The Sandbox, Decentraland e Axie Infinity.
  • DAOs: una delle opportunità più promettenti ed entusiasmanti è quella delle ‘Decentralized Autonomous Organizations‘, che come dice il nome possono operare in maniera autonoma, senza intermediari, controllate da smart contract, e con ampie quantità di partecipanti, eliminando quindi problematiche come conflitti di interesse, corruzione, accentramenti di potere e lentezza burocratica.
    In sintesi, comunità di proprietà di ciascun partecipante all’organizzazione. La loro presenza si concentra diffusamente in ambito Defi (con le già citate MakerDao, Lido DAO e AAVE), ma non mancano esperimenti promettenti come BitDao, Ethereum Name Service e Audius.

Se vogliamo iniziare a familiarizzare con il Web 3.0 il punto di partenza perfetto è imparare a usare MetaMask, installandolo come estensione nel nostro browser o come applicazione nello smartphone e comprando un po’ di Ether, per poi provare ad esempio a effettuare uno scambio all’interno del wallet, fare trading, comprare un NFT (o anche coniarlo noi stessi), o usare piattaforme di gaming decentralizzate.

Limiti e Critiche:Tutte queste novità e potenziali rivoluzioni non sono esenti da limiti piuttosto importanti, che danno origine alle tre critiche principali che vengono mosse al Web 3.0:

  • La scalabilità: la blockchain soffre di un noto trilemma tra decentralizzazione, sicurezza e scalabilità. In pratica non si possono avere tutte e tre le cose simultaneamente, e se non vogliamo rinunciare a sicurezza e decentralizzazione, verrà necessariamente meno una dose di scalabilità. Scalabilità è sinonimo di velocità, in quanto si tratta del numero di transazioni al secondo che un network è in grado di processare.
    Maggiore il numero di partecipanti alla rete, più questa è decentralizzata e sicura. Tuttavia questo causerà transazioni più lente, e commissioni più alte, il che è ovviamente un problema se queste soluzioni devono essere impiegate ad esempio per micropagamenti agili e veloci a costi ridotti.
  • L’interoperabilità: la mancanza di una comunicazione snella tra diversi network è il limite principale al momento, sia per gli utenti che per gli sviluppatori.
    Avere Ether su Ethereum non significa poterlo usare anche al di fuori di questa rete, sebbene Ether esista in forma tokenizzata anche su quasi tutte le altre blockchain. Programmare una DApp su un certo network non significa che questa potrà essere distribuita su più reti.
    Proprio per superare questi impedimenti negli ultimi anni c’è stato un proliferare di applicazioni multi-chain, bridge di collegamento tra le varie reti e soluzioni per operare simultaneamente tra più network.
  • La complessità: come visto sono molti gli elementi da conoscere e gli strumenti da saper utilizzare per poter approfittare delle soluzioni messe a disposizione del Web 3.0.
    Dalle basi della blockchain, a come usare in sicurezza wallet, criptovalute, e smart contract, alle differenze tra i vari network, la sfida è tale da rappresentare una grande barriera all’adozione di massa.

Un’ultima critica, soprattutto agli inizi, è stata quella del consumo energetico e conseguente impatto ambientale dei network distribuiti, cosa ormai risolta con il passaggio a meccanismi di consenso Proof of Stake, che, come avvenuto ad esempio con l’upgrade di Ethereum di Settembre 2022, possono ridurre il consumo di più del 99,5%.

Conclusioni:

La tecnologia Web 3.0 ha il potenziale di cambiare il modo in cui interagiamo con Internet, comunichiamo e conduciamo transazioni. Siamo comunque decisamente ancora agli esordi di queste soluzioni e l’adozione di massa è lontana.

Tuttavia, a dispetto della relativa lentezza di adozione dovuta a una curva di apprendimento inizialmente piuttosto ripida, le premesse ci sono tutte, e i vantaggi sono tali che è probabilmente solo una questione di tempo prima che si concretizzi la migrazione verso questa nuova versione del web.

Senza contare che gli sforzi per rendere tutto a portata di utente medio sono costanti e stanno portando a continue semplificazioni ed eliminazione degli ostacoli che ci separano dal farne uso agevolmente.

Sarà interessante osservare se, come e quando organizzazioni e pubblico sceglieranno di abbracciare queste nuove possibilità. La posta in gioco è un mondo digitale più equo, libero, trasparente e sicuro, per tutti.

Risorse correlate:

Cos’è MetaMask Wallet, come Installarlo e come Usarlo su Desktop e Mobile – Guida MetaMask Completa
Cosa Sono e Come Funzionano le Gas Fees di Ethereum – Pre e Post EIP-1559
La Differenza tra Criptovalute e Token ERC20, BEP2, BEP20, SPL e TRC20 + Come non Commettere Errori nel Prelevare
Capire gli NFT – Cosa Sono e Come Funzionano – Guida Completa Token Non Fungibili – Parte 1


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