Dopo aver imparato cosa sono e come funzionano gli NFT, come comprarne uno e come creare il nostro primo token non fungibile, siamo sempre più curiosi di esplorare le tante sfaccettature di questo mondo.
Ormai ci è chiaro che i Non Fungible Token sono contratti che certificano autenticità e proprietà di un asset, mentre i contenuti associati, che quasi sempre includono l’opera, fanno parte dei metadati. L’NFT è registrato su blockchain, e i file dei metadati sono off chain.
Dove? Nella migliore delle ipotesi salvati in strutture decentralizzate che ne garantiscono la permanenza. Nella peggiore su Google, su Amazon, sui server dei MarketPlace o su quelli del progetto.
In questo articolo scopriamo insieme come si fa a risalire a dove si trovano i file originali dell’artwork di un NFT. Saremo così in grado di investire in maniera più consapevole se siamo collezionisti, e creare proteggendo le nostre opere se siamo artisti.
Punti Chiave:
Gli NFT sono token, coniati per mezzo di smart contract, che documentano il possesso di un bene su blockchain.
Mentre il Non Fungible Token consiste nel contratto che attesta unicità, autenticità e proprietà di un’opera, l’artwork associato non è quasi mai conservato on chain.
Per chi crea o investe in NFT è una questione cruciale, che purtroppo al momento non è gestita con sufficiente trasparenza da piattaforme e MarketPlace.
La Questione dei Metadati:Studiando il funzionamento dei Non Fungible Token abbiamo capito che l’NFT consiste negli smart contract registrati su blockchain, che certificano autenticità e proprietà.
Al loro interno ci sono poi i riferimenti per andare a leggere i metadati, i file che custodiscono tutte le informazioni dell’NFT, inclusi eventuali contenuti mediatici.
Al contrario del token i metadati, anche se contengono in concreto quello che in molti pensano di ricevere quando comprano un NFT, non sono quasi mai salvati on chain, a causa dell’inadeguatezza della blockchain a ospitare file di grandi dimensioni. Si trovano spesso su web server centralizzati, e questo è un enorme compromesso.
Questa, inserendo l’identificativo del token, restituisce un indirizzo URI (Uniform Resource Identifier) che punta al file JSON dei metadati (uno standard che usa testo leggibile per conservare o trasmettere dati).
E’ all’interno di quest’ultimo che troviamo informazioni come il link dell’immagine o dell’opera. Sia il file JSON che l’immagine sono quasi sempre situati off chain.
Di tutte le vulnerabilità e controversie che scaturiscono da questa constatazione abbiamo discusso profusamente nelle tre parti della guida completa agli NFT. In sintesi ciò che non è su blockchain potrebbe essere modificato, danneggiato o scomparire. Chi compra o crea potrebbe quindi essere esposto a rischi che non ha ben chiari perché non gli viene spiegata la rilevanza di certi meccanismi.
Il motivo per cui questa situazione è un problema è che non mantiene le promesse fatte dagli NFT. Gli NFT sono spesso venduti spingendo l’idea della permanenza e immutabilità proprie della blockchain. Quanti di quelli che investono capiscono che stanno comprando solo un certificato di proprietà e che l’opera non è su blockchain? Quanti sanno che potrebbe trovarsi su un server? Spenderebbero lo stesso cifre del genere? Quanti artisti sono in grado di garantire che il loro lavoro sarà accessibile anche tra 5, 10 o 50 anni?
La questione è cruciale per l’ecosistema NFT. Va affrontata, resa trasparente, e risolta. Altrimenti stiamo assistendo alla vendita di jpeg salvati sul web, spacciandoli per qualcosa che non sono.
Se chi compra ha chiaro come l’artwork è conservato, allora ci siamo. Il problema è se non gli viene detto. Perché in tal caso si stanno creando false aspettative, che sul lungo termine non possono che danneggiare il settore.
Per molti sarà una sorpresa scoprire che gli smart contract della piattaforma OpenSea, esplorata a fondo negli articoli correlati, conservano i file degli NFT su Google. O che diversi progetti che hanno movimentato milioni di dollari salvano i propri contenuti su Amazon AWS o sui server di un dominio personale.
Sarebbe bello che sul sito di supporto di Opensea, nel quale in teoria sono spiegate tutte le nozioni relative alla gestione dei propri NFT, fosse specificato dove è salvato l’artwork, un’informazione piuttosto cruciale. Ma non è così. Girando il portale in lungo e in largo il termine ‘google’ viene fuori solo riguardo al sistema di autenticazione a due fattori Google Authenticator e a un wallet che permette di effettuare il login tramite Google.
E quindi? Quindi gli NFT vanno approfonditi prima di buttarsi a capofitto, soprattutto da chi con l’arte e le proprie opere si guadagna da vivere. Se ci sta a cuore salvaguardare il nostro patrimonio è doveroso documentarci e studiare.
OpenSea è solo un esempio: l’obiettivo non è assolutamente attaccare questa piattaforma, che per molti versi è fantastica, ma prendere coscienza di uno stato di fatto, in quanto la situazione non è molto diversa nei vari MarketPlace o nei siti dei molti progetti che coniano token non fungibili. Si nota tuttavia un miglioramento sulle piattaforme emergenti, come vedremo in diversi esempi nelle dimostrazioni.
Ma arriviamo al punto: lo scopo di questo articolo non è solo conoscere meglio il funzionamento di questi oggetti digitali, ma soprattutto imparare come recuperare per ogni NFT il link presso il quale si trovano i contenuti. Quel link infatti ci dice inequivocabilmente quali sono le modalità di conservazione, dove è situata l’opera e qual’è il livello di sicurezza dei metodi impiegati.
Capendo i processi coinvolti saremo in grado di scegliere meglio nell’investire su un’opera di valore, nonché di valutare i servizi di miglior qualità quando si tratta di coniare le nostre creazioni.
Siccome gli smart contract sono leggibili pubblicamente, chiunque può risalire ai metadati, identificare l’indirizzo dell’artwork e usarlo per accedere al file corrispondente. Il percorso è piuttosto semplice e tra poco vedremo come procedere.
Dove si Trova L’Artwork:Per ovviare al problema della vulnerabilità dei file dell’opera, tra i metodi di salvataggio abbiamo, dai meno sicuri ai più sicuri:
- Server di un MarketPlace centralizzato come Binance NFT. Difficile che Binance salti. Ma, come per tutte le cripto, ‘not your keys, not your coins’. In questi casi non solo i contenuti non sono nostri: non lo è neanche l’NFT stesso.
- Dominio privato. Potrebbe scomparire in qualsiasi momento, e con esso tutti i suoi contenuti, inclusi i file associati all’NFT. Il token è nostro e sarebbe ancora perfettamente funzionante, ma punterebbe verso il vuoto.
- Server Amazon AWS o Google Cloud.
- Server di un MarketPlace semi-decentralizzato (i vari mercati peer to peer come OpenSea, Rarible e Mintable). Anche qui l’NFT è nostro. Ma che ne sarebbe dei server e di tutti i metadati che contengono nel caso in cui il MarketPlace in questione dovesse un giorno fallire?
- IPFS gestito da MarketPlace. Ottima soluzione decentralizzata. Pure in questo caso però rimane il dubbio di quale incentivo avrebbe un MarketPlace a mantenere funzionali i nodi IPFS interessati se un giorno dovesse chiudere.
- IPFS gestito personalmente. Uno degli approcci migliori. Ma richiede di farsi carico della responsabilità di gestire un nodo IPFS per tanto a lungo quanto vogliamo preservare la disponibilità dell’opera.
- Strutture come Arweave e Filecoin, che puntano a realizzare a livello globale hard drive decentralizzati, permanenti e immutabili.
- Soluzioni ibride di compagnie specializzate come Pinata, Infura o IPFS2Arweave.com, che si occupano di gestire nodi IPFS e/o di combinarli con network come Arweave.
Gli NFT, come le criptovalute, possono essere custodial o non custodial. Non custodial significa che conserviamo personalmente il token in un wallet del quale controlliamo le chiavi private. Cosa non vera se l’NFT è in un MarketPlace al quale accediamo con delle credenziali. In questo caso l’NFT non è nostro, è del MarketPlace.
La soluzione specifica viene integrata nell’NFT con la scrittura dei suoi smart contract durante il minting. Al momento, a meno di compilare personalmente contratti dedicati che includano i metodi desiderati, gli artisti hanno poche opzioni per scegliere come coniare.
Ogni piattaforma mette a disposizione contratti preconfezionati, pensati per soddisfare la maggior parte degli utenti, ma che come spiegato non necessariamente impiegano criteri ideali. Si tratta di fare una ricerca preventiva per capire quali MarketPlace offrono smart contract di migliore qualità e con caratteristiche allineate alle necessità del progetto e alle proprie preferenze.
Va da sé che i metodi spiegati in questa guida non si applicano a NFT del genere.
I metadati di ogni NFT possono essere letti all’interno dei MarketPlace, in maniera intuitiva, dalla vetrina del token. Ogni MarketPlace in pratica è una sorta di motore di ricerca specializzato in NFT, che va a pescare i dati dagli smart contract e li mostra con una veste grafica di agevole comprensione.
In base al MarketPlace abbiamo una presentazione più o meno completa e di facile interpretazione, ma quello che vediamo è sempre una lettura dalla blockchain.
In alternativa è possibile andare a visionare gli smart contract direttamente su un blockchain explorer, mediante il quale esaminare i metadati e quindi trovare anche tutte le informazioni relative all’artwork. Nei vari esempi esploreremo entrambe le possibilità, in base a ciò che è disponibile in ogni situazione.
Come Scaricare L’Artwork:E’ ora di passare all’azione. Il contenuto di un NFT può essere un’immagine, un video, dell’audio. Non fa differenza. Il percorso per risalire all’artwork è lo stesso e può essere riassunto così:
- Ci servono due componenti: numero di contratto dell’NFT (ovvero indirizzo/address dello smart contract) e token ID. Recuperiamo entrambi sul MarketPlace nel quale l’NFT è in vendita, o sul sito del progetto, oppure, per le opere più prestigiose e magari non più in vendita in un MarketPlace, facendo una ricerca sul web inserendo nome dell’artista e titolo della creazione.
- Inseriamo il numero di contratto in un explorer. Le blockchain sono pubbliche ed esistono siti specializzati nel leggere i loro contenuti, appunto i blockchain explorer. Ogni network ne ha più di uno. Per Ethereum il più noto è Etherscan.
- Leggiamo il contratto. Su Etherscan troviamo un pannello con diverse opzioni, tra cui ‘Contract’. La selezioniamo e poi clicchiamo su ‘Read Contract’.
- Cerchiamo l’interfaccia URI. Una volta aperto il contratto troviamo l’elenco di tutte le componenti che ne fanno parte, tra cui l’URI del token. In base alla formulazione del contratto a volte abbiamo indicazioni leggermente diverse (URI, Token URI, Token Data, Asset ID e così via), che sono comunque facilmente riconoscibili.
- Inseriamo l’ID. Nella sezione corrispondente incolliamo il token ID trovato prima. Premendo invio otteniamo il link del file JSON che riguarda il token e contiene tutti i suoi dati, incluso il collegamento all’artwork.
- Apriamo il file JSON. Copiamo il link e lo incolliamo nella barra degli indirizzi del browser per visionarne i contenuti: ci vengono mostrate le caratteristiche del token (nome, attributi, descrizione), in un file di testo nel quale è presente anche il link dello storage, riconoscibile ad esempio da diciture come ‘image’ o da estensioni come ‘jpeg’ o ‘png’. Leggendolo capiremo esattamente dove si trova l’opera. Se nella stringa di testo vediamo il dominio del progetto, oppure le parole OpenSea, Google, Amazon, IPFS, Pinata o Cloudinary, sapremo immediatamente dove e come è conservato il file.
- Apriamo il link dell’artwork. A questo punto nella maggior parte dei casi si tratta di copiare la stringa dell’indirizzo individuato e incollarla nel browser. Premendo invio visualizzeremo l’opera.
In caso di IPFS, se il nostro browser non legge indirizzi di questo network (altra buona ragione per passare a Brave Browser che invece ha integrata l’interfaccia IPFS) è sufficiente aggiungere il prefisso ‘https://ipfs.io/ipfs/’ davanti al nome del file, come vedremo negli esempi. - Completiamo il download dell’artwork. Non appena l’opera è visibile nella sua interezza possiamo procedere al salvataggio facendo un ‘right-click’ o usando le opzioni di download specifiche del nostro browser.
Useremo questo percorso come riferimento, in quanto Ethereum detiene oltre il 90% di tutti gli NFT coniati. Sulle altre piattaforme come vedremo ci sono piccole varianti, che tra l’altro spesso semplificano le cose.
Dimostrazione – 9 Esempi:Vediamo ora alcuni esempi concreti, seguendo tutti i passaggi in un buon numero di casi e varianti in modo da assimilare il percorso.
Esploreremo diverse situazioni in base al tipo di ricerca, al MarketPlace, alla blockchain sulla quale si trova l’NFT e al sistema di conservazione dell’artwork:
- Beeple – Everydays: The First 5000 Days (Ricerca Online – Ethereum – IPFS).
- Beeple – Crossroad (OpenSea – Ethereum – Cloudinary Cloud Service).
- Bored Ape Yacht Club – #2087 (OpenSea – Ethereum – IPFS).
- Planet Sky – NFT creato nella terza parte della guida (OpenSea – Polygon – Google).
- Crypto Coven – Ruby of the Tower (Rarible – Ethereum – Amazon AWS).
- Prime Ape Planet – #4654 (Rarible – Ethereum – Server del progetto).
- Aurory – #6050 (SolanArt – Solana – Arweave).
- Time Trotter – #4896 (CNFT – Cardano – IPFS).
- Morysetta – Are You Getting On (Crypto.com/NFT – Crypto.org – IPFS).
Beeple – Everydays:Partiamo dall’opera che nell’immaginario collettivo rappresenta simbolicamente gli NFT e che probabilmente passerà alla storia come la creazione artistica che ha consacrato e legittimato i token non fungibili.
Parliamo ovviamente di ‘Everydays: The First 5000 Days‘, il collage di 5000 immagini digitali creato da Mike Winkelmann, in arte Beeple, prima opera interamente digitale messa all’asta dalla nota galleria Christie’s a Febbraio 2021 e venduta pochi giorni dopo per 69 milioni di dollari.
Tecnicamente si tratta di un file jpeg di 21069 x 21069 pixel e 333 Megabyte di peso. Vediamo come recuperarlo. Sui MarketPlace non risulta, per cui procediamo con una ricerca su Google. Inserendo il titolo ‘Everydays: The First 5000 Days’ tra i primi risultati abbiamo proprio la pagina dedicata sul sito della casa d’aste.
Come notiamo in basso a sinistra troviamo entrambe le informazioni che ci servono: sia l’indirizzo dello smart contract usato (0x2a46f2ffd99e19a89476e2f62270e0a35bbf0756) che il token ID (40913).
Tra i dettagli è specificato che l’opera è stata pagata in Ether, la criptovaluta di Ethereum. Possiamo quindi dirigerci verso l’explorer di questo network, Etherscan, per dare un’occhiata al contratto.
Nella barra degli indirizzi presente nella homepage incolliamo il numero di contratto. Giungeremo a questa pagina nella quale scopriamo che lo smart contract usato appartiene alla piattaforma MakersPlace.
In basso troviamo un pannello per selezionare e visionare una serie di dati attinenti al contratto. Tra questi cliccando su ‘Contract‘ e poi su ‘Read Contract‘ possiamo leggere tutte le informazioni che lo riguardano.
Compare un elenco di proprietà tra le quali l’explorer permette di navigare. A noi interessa trovare la voce ‘Token URI‘ (o simile) per andare a inserire l’identificativo dell’NFT e farci restituire il file JSON contenente i riferimenti che ci servono.
Scorrendo l’intero menu in fondo troviamo quello che cerchiamo. Clicchiamo su ‘Token URI’ per far aprire la sezione corrispondente, all’interno della quale potremo incollare i caratteri del token ID, in questo caso ‘40913’.
Premendo su ‘Query’ avviamo la richiesta e otteniamo la stringa di testo dell’indirizzo dove è situato il contenuto JSON del token. In questo caso ‘ipfs://ipfs/QmPAg1mjxcEQPPtqsLoEcauVedaeMH81WXDPvPx3VC5zUz’. Come notiamo è stato usato il network IPFS.
A questo punto, se usiamo Brave Browser, che supporta indirizzi IPFS, possiamo copiare e incollare l’indirizzo ottenuto e visionare subito i metadati del token.
Se invece usiamo un altro browser dovremo prima renderlo ‘leggibile’ aggiungendo al nome del file (in questo caso ‘QmPAg1mjxcEQPPtqsLoEcauVedaeMH81WXDPvPx3VC5zUz’) la componente ‘https://ipfs.io/ipfs/’.
Otteniamo così ‘https://ipfs.io/ipfs/QmPAg1mjxcEQPPtqsLoEcauVedaeMH81WXDPvPx3VC5zUz‘, che può essere letto da qualsiasi navigatore e ci restituisce la pagina dei metadati contenuti nel file JSON.
Qui dentro bisogna districarsi un poco, ma termini come ‘artwork‘ o ‘media‘, o estensioni del file come ‘jpg‘, ‘png‘ o ‘mp4‘ ci orientano per distinguere dove si trova l’artwork.
In questo caso il contratto indica con ‘raw_media_file’ la posizione dell’opera, il cui indirizzo è ‘https://ipfsgateway.makersplace.com/ipfs/QmXkxpwAHCtDXbbZHUwqtFucG1RMS6T87vi1CdvadfL7qA‘. L’immagine è quindi su un nodo IPFS gestito dal MarketPlace nel quale l’NFT è stato creato, MakersPlace.
Trattandosi di un file di oltre 300 Megabyte, la visualizzazione dell’opera e l’eventuale download richiedono qualche minuto. A quel punto possiamo decidere se salvarla sul nostro pc. E’ un lavoro notevole, e nell’originale, ora davanti a noi, è possibile ingrandire ognuna delle 5000 immagini che lo costituiscono per vederne tutti i dettagli.
Beeple – Crossroad:Passiamo a un’altra opera di Beeple, Crossroad, un clip di 10 secondi venduto per 6 milioni di dollari. Inserendo ‘beeple crossroad’ nel motore di ricerca interno di OpenSea ne vengono fuori diverse copie, tra cui alcuni duplicati fraudolenti.
Riconosciamo l’originale dal nome della collezione ‘Beeple – Genesis Collection‘ e dalla spunta blu presente sulle collezioni verificate. Apriamo la pagina dedicata in cui compaiono i dati che ci servono. Per opere rinomate come questa in genere si giunge facilmente allo stesso risultato cercando online o in altri MarketPlace.
In OpenSea sotto l’opera troviamo diverse tabelle con descrizione, proprietà, rimandi e tutti i dettagli del token. Scopriamo che l’NFT è stato realizzato su Ethereum con lo standard ERC721. Il token ID è ‘100010001’ e l’indirizzo dello smart contract è ‘0x12F28E2106CE8Fd8464885B80EA865e98b465149’.
Su questo sito basta cliccare sul numero di fianco a ‘Contract Address‘ per aprire direttamente la pagina corrispondente su Etherscan.
Notiamo che il contratto in questione è stato realizzato di proposito per coniare la ‘Beeple Special Edition’, al contrario dell’NFT di 5000 Days per il quale come abbiamo visto è stato usato un contratto standard della piattaforma MakersPlace.
Da qui in avanti il percorso è identico a quello appena visto. Clicchiamo su ‘Contract’ e poi su ‘Read Contract’, e scorriamo i parametri del contratto fino a trovare la dicitura ‘Token URI‘. Apriamo il menu e incolliamo il token ID recuperato dalla pagina su OpenSea.
In questo caso il collegamento al file JSON con i metadati è situato sulla piattaforma dove l’NFT è stato coniato, NiftyGateway: ‘https://api.niftygateway.com/beeple/100010001‘.
Aprendolo troviamo il file di testo che contiene descrizione, rimandi e i link che cerchiamo.
La scritta ‘animation_url‘ ci indirizza verso il link dell’artwork, che è ‘https://res.cloudinary.com/nifty-gateway/video/upload/v1603975875/Beeple/BIDEN_WIN_iwkosh.mp4‘.
Come notiamo il file è ospitato su Cloudinary, un servizio privato e centralizzato di cloud hosting per file multimediali.
Il video è un file mp4 con risoluzione 1500 x 1500 pixel, del peso di 65 Megabyte. Una volta scaricato possiamo salvarlo con le modalità già descritte.
Bored Ape Yacht Club – #2087:Ripetiamo il percorso con un nuovo esempio, questa volta da una delle collezioni di maggiori successo, le diecimila scimmie annoiate del Bored Ape Yacht Club che hanno generato in un anno un volume d’affari di un miliardo e mezzo di dollari.
Già che ci siamo puntiamo sull’NFT più costoso della collezione, Bored Ape #2087, venduto per oltre due milioni di dollari. Trattandosi di NFT così popolari li troveremo a listino su tutti i MarketPlace principali.
Su OpenSea inseriamo nome della collezione e numero del token per trovare immediatamente la pagina dedicata.
In questo caso tra i dettagli leggiamo non solo che l’NFT è realizzato su Ethereum con standard ERC721, ma anche che i metadati sono ‘Frozen’, ossia congelati e quindi immutabili.
E’ possibile recuperare l’originale in vari modi. Innanzitutto usando il percorso spiegato: apriamo il contratto, lo leggiamo e in ‘Token URI’ inseriamo l’ID ‘2087’.
In alternativa, quando i metadati sono congelati, su OpenSea basta cliccare sulla parola ‘Frozen‘ per aprire il link del file JSON. In entrambi i casi risaliamo al collegamento ‘ipfs://QmeSjSinHpPnmXmspMjwiXyN6zS4E9zccariGR3jxcaWtq/2087‘, che ci permette di visionare il dettaglio dei metadati.
Il file contiene poche informazioni e individuiamo subito il link dell’immagine dell’artwork, che è ‘ipfs://QmYhUX5fjigN2HgGmq3AcEtzVjSX3iR4EjKEoWCMTkwb6g’ e che trasformato come spiegato prima in modo da renderlo compatibile con qualsiasi browser, se necessario diventa ‘https://ipfs.io/ipfs/QmYhUX5fjigN2HgGmq3AcEtzVjSX3iR4EjKEoWCMTkwb6g‘.
L’opera consiste in un file png di 631 x 631 pixel e 209 Kilobyte. Su Rarible, altro MarketPlace tra i più quotati, il percorso è ancora più immediato.
E’ sufficiente fare una ricerca all’interno del MarketPlace, trovare la pagina dedicata all’NFT, e cliccare su ‘Open Original on IPFS‘ nel menu a tendina per raggiungere esattamente lo stesso link sull’InterPlanetary File System.
Planet Sky – NFT Dimostrativo:Adesso che abbiamo una maggiore comprensione di questi meccanismi ci interessa dare un’occhiata a cosa succede coniando NFT su un MarketPlace come OpenSea.
Usando i contratti interni della piattaforma la lettura dei metadati ci permetterà di capire quali procedure vengono impiegate per mettere al sicuro l’artwork.
Faremo riferimento all’NFT creato a scopo dimostrativo nella terza parte della guida completa ai Token Non Fungibili: una foto di un’alba a cui abbiamo dato il nome ‘Planet Sky‘. Ci dirigiamo sulla pagina dedicata, nella quale come sempre compaiono il numero di contratto e il token ID.
Notiamo che in questo caso lo standard del token è ERC1155 e la blockchain usata per creare l’NFT è Polygon, la rete Layer 2 compatibile con la Ethereum Virtual Machine che consente di usare gli stessi smart contract spendendo infinitamente meno in Gas Fees.
L’indirizzo del contratto questa volta andrà inserito nell’explorer di Polygon e non in quello di Ethereum. Non è un problema però perché OpenSea cliccando sul contract address apre automaticamente la pagina corretta.
Polygonscan è strutturato in maniera identica a Etherscan. Innanzitutto notiamo che lo smart contract, come sempre succede con gli NFT coniati con contratti interni ai MarketPlace, è di proprietà di OpenSea. Possiamo procedere nel solito modo, selezionando prima ‘Contract‘ e poi ‘Read Contract‘, e poi scorrendo fino a trovare la dicitura ‘Token URI‘, che in questo caso specifico è semplicemente ‘uri’.
Inserendo il token ID, che in questo esempio è ‘75440708732090670841483713165618349732542664774616367346351994072830832541697’, e premendo ‘Query’ ci viene restituito l’indirizzo del file JSON dei metadati: ‘https://api.opensea.io/api/v2/metadata/matic/0x2953399124F0cBB46d2CbACD8A89cF0599974963/0x{id}’
Come notiamo si trova sui server di OpenSea. Per aprirlo però è necessario sostituire la componente {id} dell’indirizzo con l’identificativo del token, rimuovendo ‘0x’ in quanto la numerazione usata è decimale e non esadecimale.
Così facendo otteniamo il link che ci serve:
‘https://api.opensea.io/api/v2/metadata/matic/0x2953399124F0cBB46d2CbACD8A89cF0599974963/75440708732090670841483713165618349732542664774616367346351994072830832541697‘
E qui abbiamo la sorpresa di cui parlavamo all’inizio. Il link dell’immagine, in bella vista nel file JSON è
‘https://lh3.googleusercontent.com/aenit5yOiIAFx6zuNEWS2qeq1IoC1IemuTs4SCi_wSxT1EfyIc1FCVn79n-MjeZIAZ-UulpiA-oy5DbWE3wR5_vgHMZTKloCmcokQg‘.
Come possiamo vedere si trova su googleusercontent, il dominio usato da Google per gestire i contenuti mediatici degli utenti. Cliccandoci sopra si apre l’artwork dell’NFT coniato.
A questo punto sorge un dubbio. Potrebbe essere che siccome con la procedura Lazy Minting (descritta nell’articolo dedicato) la coniatura avviene solo in seguito a vendita o trasferimento, l’NFT sia solo temporaneamente salvato su Google.
Non è così: ripetuti esperimenti dimostrano che il file dell’opera è ancora lì dopo il minting. Chiunque può verificarlo di persona provando a coniare un NFT su OpenSea: usando Polygon costa appena una manciata di centesimi di euro e richiede un minuto.
L’unico modo di assicurare i contenuti della propria opera a un sistema di custodia decentralizzato e affidabile è procedere col congelamento dei dati, mediante la funzionalità ‘Freeze‘ offerta da questo MarketPlace.
Una volta completata l’operazione, se ripetiamo il percorso questa volta l’explorer conferma che i metadati sono su IPFS, presso il link ‘ipfs://bafkreidbmey2upubyg75lijjrawciejkgzzjf45u3rpw62wrwxncwswlre’.
Se apriamo il file JSON con la solita procedura, aggiungendo ‘https://ipfs.io/ipfs/’ e ottenendo il link
‘https://ipfs.io/ipfs/bafkreidbmey2upubyg75lijjrawciejkgzzjf45u3rpw62wrwxncwswlre‘, possiamo accedere al collegamento all’immagine su IPFS, che si trova qui: ‘ipfs://bafybeibz2geck7zeqiegavmkfb3rxoawrl3xtpn7aaweoal2obsttgl3qi/image‘.
Crypto Coven – Ruby of the Tower:Abbiamo notato che su MarketPlace come Rarible i metadati sono molto più in vista e facilmente accessibili.
Affrontiamo rapidamente un altro esempio, la collezione Crypto Coven, un progetto da 20 milioni di dollari di volume. In questo caso possiamo recuperare il file dal menu presente nella pagina dedicata di questo NFT, ‘Ruby of the Tower‘.
Come visto prima è abbastanza cliccare su ‘Open Original on IPFS‘ per aprire il link dove risiede l’artwork. Altra sorpresa. Sebbene la dicitura sulla pagina dica IPFS, il link è questo: ‘https://cryptocoven.s3.amazonaws.com/06b93db2891c14edca9191db6a2ebc98.png‘.
Come notiamo non c’è traccia di IPFS. L’artwork si trova sul server del progetto, che si appoggia ad Amazon AWS.
Prime Ape Planet – #4654:Rimanendo su Rarible, passiamo a un’altra collezione molto popolare, ‘Prime Ape Planet‘, un progetto che finora ha movimentato 90 milioni di dollari.
Scelto il pezzo #4654, aprendo la solita finestra nella pagina dedicata notiamo che in questo caso la possibilità di leggere il file su IPFS non compare.
Troviamo però l’opzione ‘View on Opensea‘, cliccando sulla quale si apre la pagina equivalente su questo MarketPlace. Qui ormai sappiamo muoverci agilmente e in un attimo identifichiamo il numero di token e l’indirizzo del contratto.
Seguiamo la solita procedura e otteniamo il link del file JSON coi metadati, che in Etherscan risulta essere ‘https://primeapeplanet.com/metadata/4654‘.
Nel file JSON troviamo il link all’artwork, di fianco alla dicitura ‘image’: ‘https://primeapeplanet.com/images/4654.png‘.
Come è evidente all’interno delle stringhe di testo dei collegamenti, questo progetto salva sia il file JSON che l’artwork dell’NFT sui server del proprio dominio.
Al momento di questa dimostrazione l’NFT in questione costa diecimila dollari. Alla luce di quanto spiegato finora, qualcuno si sente di tuffarsi in un simile ‘investimento’?
Potremmo andare avanti all’infinito: girando su Rarible troviamo un’altra collezione da 30 milioni di dollari, ‘Boss Beauties‘ e cliccando su ‘Open Original on IPFS’ nella pagina di un suo NFT troviamo link come ‘https://d12j0h14jp4og2.cloudfront.net/images/9998.png‘.
Cloudfront è un altro servizio di gestione contenuti di Amazon. Ci fermiamo qui. A questo punto il quadro è chiaro.
NFT su Solana:Passiamo ora a una carrellata sintetica delle altre blockchain su cui è possibile coniare NFT, per vedere com’è la situazione in ecosistemi alternativi.
Partiamo da Solana. Andando sul sito di riferimento SolanArt.io esploriamo qualche collezione ed NFT e verifichiamo come vengono gestiti i metadati.
Visitiamo il token #6050 della collezione Aurory. Sulla pagina troviamo le solite informazioni tra cui proprietario, andamento dei prezzi e alcuni dati con le caratteristiche del token.
Cliccando sul nome dell’NFT è possibile copiare direttamente il suo indirizzo, che anche se non visibile sulla pagina, dalla clipboard risulta essere ‘GJZc7bjjeVAyQv1vNirhgkCRBk7tb6H7BGt3xZFvpypA’.
Ci rechiamo sull’explorer di Solana per vedere cosa succede inserendo l’indirizzo del token. Incollandolo nell’apposita barra e premendo invio si apre una pagina che contiene tutto quello che ci serve.
Scorrendo verso il basso troviamo un pannello simile a quello di Etherscan. Qui recuperare i metadati è tanto semplice quanto cliccare sull’opzione ‘Metadata‘ e visionare il contenuto.
Ormai sappiamo che il file JSON con i puntamenti verso l’artwork si trova presso la dicitura ‘URI’. In questo caso non c’è bisogno di inserire altre informazioni. Troviamo il link, che è ‘https://arweave.net/pyRaNbyHpIZ98CLNC5-6Mfc3wU4xE_Jo31vJLQ9yBXc‘.
Notiamo immediatamente che il file JSON si trova su Arweave, che come spiegato prima è uno dei sistemi migliori di salvaguardia dei contenuti. La maggior parte degli NFT coniati su Solana usa questa soluzione di default.
Aprendo il collegamento arriviamo alla solita pagina di testo all’interno della quale risalire al link dell’immagine. Ancora una volta ci orientiamo cercando diciture come ‘image’ o ‘png’ e troviamo facilmente il link, che è ‘https://arweave.net/DL4JbABT3nvydMLbqhJltovzUlNplbk7h639hsyRrDU‘.
Abbiamo quindi conferma che sia il file JSON che l’immagine sono custoditi col sistema decentralizzato Arweave. Niente male, considerati anche i bassi costi di coniatura su Solana, che si aggirano sulla manciata di euro grazie all’efficace standard dedicato Metaplex.
NFT su Cardano:Su Cardano la situazione è molto simile. Il MarketPlace al momento di maggior successo è CNFT, e anche se per ora i volumi sono infinitesimali rispetto a quelli di Ethereum il margine di crescita è grandissimo.
Scegliamo un NFT dalla collezione ‘Time Trotters‘. Si apre una pagina quasi identica a quelle dei MarketPlace che già conosciamo, con tutto ciò che serve in un’unica schermata.
In questo caso al posto di ‘Token ID’ troviamo ‘Asset ID’ e invece di ‘Contract Address’ leggiamo ‘Policy ID’. E’ comunque tutto intuitivo e la sostanza non cambia. Andando sul Cardano Explorer Cardanoscan possiamo inserire queste informazioni per ricavare i metadati esattamente come visto finora.
Su questo MarketPlace però esiste un percorso molto più diretto. Notiamo che nella pagina di ogni NFT, in alto a destra, è possibile aprire un menu cliccando sull’icona con tre pallini.
Qui troviamo due opzioni, ‘View on Pool.pm‘ e ‘View on Cardanoscan‘, attraverso le quali si visitano direttamente le pagine dedicate nei relativi explorer.
Su Cardanoscan selezioniamo il pannello ‘Mint Transaction‘ e poi clicchiamo su ‘Trx Hash‘, che apre la schermata del transaction hash, contenente tutte le informazioni sulla transazione del minting. Selezionando ‘Metadata‘ e cliccando su ‘Value’ si apre la finestra con i dettagli dei metadati.
Come leggiamo per il token #4896 del nostro esempio il link dell’immagine è ‘ipfs://QmZRXxTdU8EhRv2b3E1SjHQMXAexhdvZposzLibtdBNCGL’.
Aggiungendo come al solito il prefisso per rendere leggibile il link in qualsiasi browser otteniamo
‘https://ipfs.io/ipfs/QmZRXxTdU8EhRv2b3E1SjHQMXAexhdvZposzLibtdBNCGL‘, presso il quale troviamo l’artwork.
Al momento, anche se non c’è ancora uno standard definitivo per gestire i metadati degli NFT coniati su Cardano, gli smart contract sono impostati dagli sviluppatori per includere facilmente IPFS e Arweave. In effetti, facendo un giro nel MarketPlace, tutti gli NFT sembrano avere l’artwork salvato su IPFS.
NFT su Crypto.com:Chiudiamo questa panoramica con uno dei MarketPlace più promettenti dell’ecosistema NFT.
Parliamo di Crypto.com, che non solo si è imposto come uno dei maggiori exchange per criptovalute ma sta anche contribuendo alla diffusione dei token non fungibili su larga scala, grazie alle sue massicce campagne pubblicitarie, interessanti tariffe e interfacce di agevole utilizzo.
Visitando il MarketPlace tutto è ordinato in maniera esemplare e ogni dettaglio è di facile consultazione. Per verificare la situazione degli NFT coniati su questa blockchain è sufficiente cliccare sul link presente sotto ogni immagine.
Si apre la pagina dell’explorer, con tutti i dettagli essenziali in bella vista, incluso il link dell’NFT, di fianco alla voce ‘NFT URL’, che in questo caso è ‘https://ipfs.io/ipfs/QmPfZhHq3Mkf9x9pFy3AnywsVXHYxfqhsfLfnzir4BvzPe‘, quindi su IPFS.
Cliccando sul link abbiamo accesso all’immagine. Tutto trasparente, immediato e a portata di mano.
Conclusioni:Nell’esplorare i vari esempi è emerso in modo evidente come sulle blockchain più recenti e nei progetti meno diffusi, a dispetto di volumi al momento inferiori rispetto a Ethereum, ci sia spesso una maggiore attenzione allo stato di conservazione di metadati e artwork, e vengano facilitate sia l’applicazione di metodi di custodia più sicuri che la visualizzazione di dove i contenuti sono situati, con link diretti dalla pagina dell’NFT, come dovrebbe essere per la massima trasparenza.
Questo è un ottimo segnale che indica come questi importanti aspetti godano di sempre più considerazione. Ci possiamo quindi aspettare netti miglioramenti e una maggior comprensione del funzionamento degli NFT anche da parte del grande pubblico, che sarà quello che in definitiva sancirà o meno il successo di questa tecnologia.
In questo articolo abbiamo coperto i passaggi essenziali per muoverci agilmente tra i metadati degli NFT e distinguere immediatamente una situazione ideale da una approssimativa o problematica.
Terminologia Delle Criptovalute – Glossario Veloce
10 Errori da Evitare con le Criptovalute – Guida Gratuita
Capire gli NFT – Cosa Sono e Come Funzionano – Guida Completa Token Non Fungibili – Parte 1
Come Scegliere, Comprare e Conservare il Tuo Primo NFT – Usare OpenSea – Evitare Truffe – Guida Completa Token Non Fungibili – Parte 2
Come Coniare e Mettere in Vendita il Tuo Primo NFT – Minting su OpenSea – Guida Completa Token Non Fungibili – Parte 3
Share