Se il 2020 nell’ecosistema cripto è stato l’anno della DeFi, il 2021 è sicuramente stato l’anno della consacrazione degli NFT. I Token Non Fungibili hanno sollevato un’ondata di curiosità, interesse e soprattutto domande.
In questo articolo, prima parte della guida completa ai Token Non Fungibili, scopriamo insieme cosa sono, come funzionano, che applicazioni hanno e quali sono i loro punti deboli.
Punti Chiave:
Gli NFT sono asset digitali unici, rilasciati su blockchain sotto forma di token non fungibili (cioè non intercambiabili) e basati su smart contract. Permettono di certificare la proprietà di un bene digitale o fisico, e di identificare inequivocabilmente qualcosa o qualcuno, senza terze parti che facciano da garante.
Nella loro versione più comune sono oggetti da collezione digitali. Gli NFT hanno introdotto un nuovo concetto di cos’è l’arte digitale e dato ad artisti e collezionisti nuovi modi di interagire.
Certificando su blockchain unicità, autenticità e proprietà, in maniera immutabile e non falsificabile, le applicazioni sono innumerevoli: contratti, diritti d’autore, identità digitale, gaming online, realtà virtuale, biglietti di lotterie ed eventi, e molto altro.
Identità, Emozioni, Collezionare:La storia degli NFT è importante perché è la storia di come sta cambiando il modo in cui diamo valore alle cose a causa della tecnologia.
Fin dall’inizio della civiltà gli esseri umani hanno dato grande importanza al concetto di proprietà. La nostra specie è affascinante: la natura dell’ego è tale che, non appena i bisogni fondamentali sono soddisfatti, cominciamo a sentire nuovi vuoti da colmare, nuove necessità. Questo è stato il motore del progresso, che oggi ha forse raggiunto il suo picco con gli estremi del consumismo e le sue conseguenze distruttive.
Il punto è che la maggior parte di noi adora possedere cose. E più ne accumuliamo, più le cose che iniziamo a desiderare sono prive di valore intrinseco.
A partire dai nostri antenati che raccoglievano conchiglie e pezzi di corallo, per scambiarli ma anche per collezionarli, siamo gradualmente giunti agli abiti firmati, agli iPhone e agli oggetti rari e di lusso.
Ciò che induce la psicologia umana ad attribuire valore a qualcosa è la sua rarità e il vedere che molti altri la desiderano e inseguono, perché, come ben sanno gli esperti di marketing, questo conferma che lì c’è della qualità.
Amiamo certi articoli non solo perché ci servono ma anche perché sviluppiamo un attaccamento emozionale verso oggetti per noi unici e preziosi, che ci permettono di esprimere la nostra individualità, identità e status.
Il fenomeno dello scambio e della proprietà sono esistiti per migliaia di anni in forma fisica, fino all’invenzione dei computer e poi di internet, che hanno reso possibile sia la trasformazione di molti beni nel loro equivalente digitale, sia la creazione e distribuzione di infiniti nuovi prodotti che prima non esistevano.
Il problema però col digitale è che non c’è modo di possedere di niente. Il file mp3, jpeg o PDF è nel nostro computer ma non è nostro: ce ne sono milioni di copie identiche in altri pc, distribuite (ma non create) a costo zero.
Per questo motivo il vecchio modo di essere proprietari di ciò che poteva essere duplicato digitalmente (software, immagini, musica, libri, film) è durato poco. Inevitabilmente in molti hanno finito per condividere tutto liberamente e interi mercati sono stati distrutti dall’illusione del costo zero e dell’infinita replicabilità.
Siamo così corsi ai ripari col modello degli abbonamenti, basato sul prendere le cose in affitto: anche il film che vediamo e la musica che ascoltiamo in streaming però non sono nostri, li stiamo noleggiando su una piattaforma centralizzata che è proprietaria di tutti i contenuti.
La soddisfazione di avere una biblioteca, videoteca o collezione di dischi da prestare, scambiare o completare è venuta meno. E questo non è che un settore specifico.
Gli NFT sono una rivoluzione innanzitutto per questo: permettono di reintrodurre la scarsità nel digitale, e per la prima volta consentono di tornare a fare quello che abbiamo fatto per migliaia di anni, dando la possibilità di collezionare ed essere concretamente proprietari di qualcosa che esiste digitalmente.
La tecnologia che usano è la blockchain, la stessa alla base di Bitcoin, l’unica forma di denaro con effettivo diritto di proprietà, aperta a tutti e inattaccabile.
Mentre Bitcoin rappresenta l’evoluzione definitiva di conchiglie e coralli usati per scambiare valore, gli NFT sono l’equivalente degli oggetti da collezione utilizzati come espressione della propria individualità e identità.
La cosa sorprendente, come stiamo per scoprire, è che questo non è che il più semplice degli utilizzi che se ne possono fare. Le applicazioni sono incredibilmente vaste e ricche di implicazioni dirompenti.
Cosa Sono:Per capire cosa sono gli NFT partiamo dal loro nome. NFT sta per Non Fungible Token, ovvero token non fungibile. Esaminiamo questi due termini: Token e Fungibile.
Innanzitutto quindi si tratta di un token, ovvero di un bene digitale che rappresenta un’unità di valore di qualche tipo. Grazie alla tecnologia blockchain la validità di questo token viene assicurata in modo decentralizzato, pubblico e sicuro, senza che sia richiesto l’intervento di terze parti a garantirla.
Così come uno spostamento di denaro nella finanza tradizionale richiede un’autorità centrale che faccia da garante, mentre Bitcoin consente di muovere miliardi senza terze parti coinvolte, possiamo usare questa tecnologia per gestire transazioni che interessano qualsiasi tipo di token.
Per quanto riguarda il termine fungibile, possiamo assimilarlo alle parole intercambiabile, sostituibile o rimpiazzabile. E di riflesso non fungibile significa semplicemente insostituibile, unico. Mentre gli strumenti che usiamo per passare di mano del valore sono in genere fungibili, non fungibile significa che il singolo articolo non è intercambiabile con altri.
Pensiamo alle banconote da 10 euro. Ne esistono milioni di pezzi ma ognuna ha esattamente la stessa funzione e valore. Sono intercambiabili e possono essere sostituite, perché sono copie della stessa cosa, e quindi sono fungibili. Tipicamente, quando si tratta di cose fungibili, le persone sono interessate a quante ne hanno e non a quale hanno.
Il token/oggetto non fungibile è invece il contrario: unico, non intercambiabile e impossibile da mischiare con altre cose, perché esiste in una singola copia con caratteristiche irripetibili che lo rendono diverso dagli altri asset della stessa categoria, e di conseguenza insostituibile.
Il motivo per cui qualcosa non è fungibile può essere tecnico, fisico, ma anche emozionale, come accennato prima riguardo gli oggetti da collezione o quelli ai quali siamo affezionati.
Tutto nella nostra economia è fungibile oppure non fungibile. Non c’è bisogno di dire che le cose non fungibili hanno molto più valore. Alcune di queste sono tangibili (fisiche) e alcune intangibili (digitali).
– Fisici: le banconote, le monete, l’oro.
– Digitali: Bitcoin e tutte le criptovalute.
– Fisici: Un’opera d’arte, un oggetto da collezione raro, una casa, un oggetto per noi prezioso.
– Digitali: Un marchio, un avatar, un NFT.
Nel caso degli NFT la non fungibilità è ottenuta per mezzo dello smart contract che fa parte del token e che contiene i dati delle sue caratteristiche uniche: autore, proprietario, condizioni, diritti, contenuti, collegamenti e così via. Come sempre su blockchain, tutte queste informazioni sono consultabili pubblicamente su un explorer, assieme allo storico delle transazioni (proprietari precedenti, date e prezzi di acquisto e vendita).
Ora che abbiamo chiari questi concetti siamo in grado di comprendere una definizione più completa: gli NFT sono certificati digitali unici e insostituibili, basati su smart contract registrati su blockchain, che attestano, senza l’intervento di terze parti e in maniera inequivocabile, sicura e verificabile pubblicamente, l’autenticità, la rarità e la proprietà dei contenuti ad esso associati.
In concreto gli NFT possono costituire o rappresentare una canzone, un’immagine, un video, un’animazione, un file, un oggetto, un contratto o un documento.
Riepilogando, gli NFT sono:
- Non fungibili, ovvero non intercambiabili.
- Rari o unici, e quindi collezionabili, poiché non possono essere replicati, esattamente come avviene per gli oggetti preziosi nel mondo reale.
- Autentici, perché il contratto sulla blockchain certifica l’esistenza del token.
- Autocertificanti, perché se il token si trova al nostro indirizzo è nostro e lo possiamo dimostrare.
- Indivisibili.
- Non falsificabili.
- Indistruttibili, perché dotati delle stesse garanzie di sicurezza, immutabilità e permanenza di criptovalute come Bitcoin ed Ethereum.
- Trasferibili.
- Personalizzabili.
- Programmabili. Ad esempio l’autore di un NFT può programmare al suo interno la condizione che una certa quota di diritti gli sarà corrisposta ad ogni nuova transazione.
- Adottabili universalmente, grazie all’utilità e versatilità dei contratti che possono contenere.
Le applicazioni come vedremo sono moltissime, ma è importante iniziare a conoscere gli NFT familiarizzando con l’impiego che li ha resi popolari e che per ora ne è sinonimo: l’utilizzo come certificati di proprietà di opere d’arte e oggetti da collezione digitali. Difatti, nella loro versione più semplice, gli NFT non sono nient’altro che digital collectibles che possiamo comprare, scambiare, creare e collezionare.
Fallito l’esperimento delle colored coins su Bitcoin nel 2012, e dopo una manciata di altri tentativi, gli NFT sono diventati tecnicamente possibili quando gli sviluppatori del network di Ethereum hanno iniziato a supportarli, aggiungendo nel 2018 un nuovo standard dedicato, chiamato ERC721, a seguito dell’affermazione di alcuni progetti tra cui i CryptoPunks, Decentraland e i CryptoKitties.
I primi token non fungibili ERC721 sono stati proprio i CryptoKitties, una serie numerata di gattini virtuali registrati come NFT sulla blockchain di Ethereum, ognuno diverso dall’altro, scambiabili dagli utenti all’interno del relativo gioco.
E’ stato il loro successo ad attirare per la prima volta l’attenzione del grande pubblico verso gli NFT.
Questo mercato è poi cresciuto lentamente fino a raggiungere nel 2020 i 200 milioni di dollari complessivi.
La svolta però si è avuta a inizio 2021 quando, a seguito di una serie di vendite di NFT di arte digitale che hanno fatto scalpore per le cifre coinvolte, c’è stato un boom di interesse mediatico a livello globale.
Alcune delle più note sono state:
- A fine Febbraio il disco dell’artista 3LAU che ha incassato 11 milioni di dollari.
- A inizio Marzo il primo tweet di Jack Dorsey acquistato per 3 milioni di dollari.
- A metà Marzo l’opera digitale ‘Everydays‘ di Beeple venduta per quasi 70 milioni di dollari.
- La vendita lo stesso giorno di un CryptoPunk per la cifra di 7 milioni di dollari.
Basta dare un’occhiata a questo grafico comparativo tra le ricerche dei termini NFT e DeFi (che aveva dominato l’universo cripto per tutto il 2020) per vedere come l’interesse per gli NFT ha superato quello per la DeFi da fine Febbraio 2021 ed è poi decollato in modo esponenziale.
E’ così esplosa in una manciata di settimane una vera e propria mania per l’arte e gli oggetti da collezione digitali, con schiere di artisti e di investitori che si sono incontrati su piattaforme dedicate per dare vita a un fenomeno senza precedenti.
Il volume delle vendite nel corso di un solo anno è passato dai 50 milioni di dollari dell’ultimo trimestre del 2020, al miliardo di dollari di inizio 2021, per poi decuplicare fino a quasi 11 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2021. Un incremento di 200 volte (!).
Si tratta di mercati di miliardi di euro, che coinvolgono ormai centinaia di milioni di persone. Ora ci è chiaro perché non passano inosservati.
Categorie e Applicazioni:Sebbene il termine NFT sia, per i motivi che abbiamo visto, attualmente associato istantaneamente all’arte e agli oggetti da collezione, le categorie e le applicazioni possibili sono numerosissime, e in realtà, trattandosi di un settore ancora agli esordi, letteralmente ancora tutte da creare ed esplorare.
Dalla funzionalità fondamentale di certificare la proprietà e l’autenticità di un contenuto possono derivare infiniti impieghi, perché tutto ciò che necessita di un attestato potrà esistere sotto forma di NFT.
Al momento alcune delle applicazioni sono:
- Arte Digitale: arte sotto forma di animazioni, immagini o audio, relativi mercati dedicati, gallerie di arte digitale fisiche o online (come la ImNotArt di Chicago), cornici digitali che mostrano l’opera, e anche stampe fisiche dell’NFT con un QR code che punta al certificato di proprietà sulla blockchain.
- Collezionismo: non solo Bored Apes e Crypto Punks digitali, ma anche oggetti rari, antiquariato e qualsiasi articolo che sia di interesse di collezionisti. Gli NFT possono essere usati collegando l’oggetto fisico a un token tracciabile digitalmente per documentarne l’autenticità e verificarne le caratteristiche.
- Gaming Online e GameFi: i videogiochi online di ultima generazione usano NFT per gestire gli asset interni, certificando la proprietà di oggetti digitali rari che sono tokenizzati nel gioco e che gli utenti possono scambiarsi tra di loro. I ragazzi oggi socializzano nel gaming online, hanno amici ovunque nel mondo, e interagiscono giocando e scambiandosi gli oggetti che fanno parte del videogioco. E’ una comunità che movimenta enormi quantità di valore, tanto che migliaia di giovani ne ricavano veri e propri stipendi. Il gioco di riferimento è senza dubbio Axie Infinity.
- Metaverso, Realtà Virtuale e Realtà Aumentata: le possibilità qui sono vastissime e vanno dai mondi virtuali di The SandBox e Decentraland, alla proprietà immobiliare virtuale di OVR. Quest’ultimo è un progetto italiano che ha mappato il pianeta in esagoni di 300 metri quadri, ognuno col suo corrispondente nel mondo reale. Sia gli esagoni che tutti gli oggetti che ne fanno parte sono NFT. Vi si possono creare eventi virtuali, pubblicità virtuali, si può affittare un terreno o comprarlo e poi venderlo se acquista valore. Un vero e proprio mercato immobiliare virtuale su blockchain, che crea un collegamento tra reale e digitale e nel quale la tecnologia NFT è fondamentale. Il rebranding di Facebook in Meta la dice lunga sul potenziale di questo utilizzo dei token non fungibili.
- Utilità e Servizi: gli NFT possono essere usati per una serie di servizi come ad esempio la gestione dei biglietti di un evento o lo stabilire la proprietà di un dominio su internet, come mostrato con successo dalla piattaforma Unstoppable Domains.
Inoltre, man mano che il Web 3.0 e il metaverso acquistano popolarità, possedere un’identità digitale sarà sempre più importante. Non una qualsiasi digital ID ma una ID decentralizzata su blockchain, che ci assicuri di esserne effettivamente proprietari, in maniera incontrovertibile e inattaccabile.
Verificare l’identità digitale è oggi una delle sfide principali di internet e in molti pensano che sarà uno dei propulsori che porterà all’adozione di massa della blockchain e degli NFT. Una approccio promettente è quello della Self Sovereign Identity. Tra i progetti più interessanti troviamo SelfKey e PhotoChromic. - Sport: la dimensione sportiva può trarre vantaggio in tanti modi diversi dall’adozione degli NFT.
Dalla vendita di clip di momenti memorabili dell’NBA, esplosa con NBA Top Shots, agli NFT di calciatori e piloti, ai Fan Token che danno diritto di partecipare alle attività del proprio team del cuore, il possesso di NFT è al tempo stesso investimento, collezionismo, gioco e tifo per i propri idoli. - Diritti d’Autore e Proprietà Intellettuale: mentre i diritti d’autore che un musicista riceve da Spotify consistono in percentuali ridicole che impiegano mesi per essere accreditate, sulle piattaforme decentralizzate come Audius costituiscono la quasi totalità dei profitti e le transazioni sono istantanee. Senza più intermediari finalmente la stragrande maggioranza delle entrate va agli artisti, in quanto è possibile pubblicare contenuti su blockchain e venderli direttamente alla propria comunità. Grazie agli NFT gli artisti hanno inoltre la possibilità di programmare nello smart contract le condizioni desiderate, creare edizioni limitate e organizzare eventi speciali, monetizzando e allo stesso tempo generando valore per i propri sostenitori. I Kings of Leon sono stati la prima band a pubblicare un disco come NFT e l’operazione è stata un successo.
- Finanza e DeFi: gli NFT possono funzionare anche come collaterale nella finanza decentralizzata, al posto delle criptovalute. Si possono cioè lasciare in pegno allo scopo di ottenere un prestito. Ad esempio NFTfi opera nel mercato del credito usando esclusivamente NFT, mentre compagnie come Tinlake consentono di ottenere una controparte NFT di qualcosa di fisico, per documentarne la proprietà e farne uso in ambito finanziario.
- Tokenizzazione: oggetti e asset di qualsiasi tipo, inclusi quelli fisici, possono venire trasformati nel loro equivalente digitale, dando vita a mercati all’interno dei quali se ne scambia il valore.
Per ora comunque, come è evidente in questo grafico del numero di vendite complessivo sulla blockchain di Ethereum nel mese di settembre 2021, o nell’elenco dei top projects su siti come NonFungible e DappRadar, arte e collezionismo la fanno assolutamente da padrone.
Per ciascuna di queste categorie esistono mercati dedicati, chiamati MarketPlace, che sono i siti e le piattaforme dove artisti, utenti, investitori e acquirenti si incontrano, spesso rivestendo ruoli multipli.
Nel settore arte e collezionismo i più gettonati e completi sono OpenSea, Rarible e Mintable e al loro interno troviamo tutti gli strumenti necessari per creare, comprare e vendere NFT. Visitarle e interagirci è un’esperienza affascinante: si entra in vere e proprie gallerie d’arte virtuali, vaste e ipnotiche, nelle quali i confini tra artisti e collezionisti non sono più così definiti.
Come Funzionano:Come approfondiremo nella seconda parte di questa serie, dedicata all’acquisto del nostro primo NFT, per entrare in questo mondo ci serve semplicemente un wallet in grado di interagire col Web 3.0 (ad esempio MetaMask, il wallet di riferimento per l’utilizzo delle applicazioni decentralizzate basate sugli smart contract) e un indirizzo con po’ di criptovaluta, tipicamente Ether.
A quel punto visitiamo il MarketPlace che ci ispira di più, ci connettiamo col nostro wallet e siamo pronti per comprare, scambiare e anche creare NFT.
Una distinzione importante è quella tra MarketPlace centralizzati e decentralizzati.
Quelli degli exchange (come su Binance, Crypto.com o Coinbase) sono a tutti gli effetti centralizzati. Permettono di comprare anche con carta di credito e bonifico e anche senza avere un wallet Web 3.0. Come sappiamo però, proprio come avviene per le criptovalute, finché non trasferiamo l’NFT in un wallet non custodial non ne siamo effettivamente proprietari. Le dinamiche sono esattamente le stesse, per cui gli exchange non sono il luogo ideale dove lasciare oggetti di grande valore.
I MarketPlace come OpenSea, Rarible e Mintable vengono considerati decentralizzati in quanto sono mercati peer to peer, delle specie di eBay dedicati agli NFT, che si interfacciano con le tecnologie decentralizzate del Web 3.0 per gestire tutte le transazioni in modo sicuro e automatizzato.
Fungono da intermediari e mettono a disposizione, in cambio di una piccola commissione, un punto di incontro dove artisti, acquirenti e venditori possono interagire agevolmente. Tuttavia, considerato che si tratta comunque di società private, possiamo al massimo considerarle semi-decentralizzate.
Rarible e Mintable hanno precisato che puntano a traghettare verso un modello completamente decentralizzato, cedendo il controllo a delle DAO (Decentralized Autonomous Organization) che saranno gestite dalle loro comunità di artisti e collezionisti.
Tra i progetti già ora completamente decentralizzati troviamo esperimenti come NftKey, NftX e District0x.
Dal punto di vista tecnico lo standard del token usato deve ovviamente aderire a specifiche che lo rendano non fungibile. I normali token che tutti conosciamo e usiamo su Ethereum sono quelli dello standard ERC20, che è fungibile e quindi permette di usare i relativi token come denaro (Uniswap, Chainlink, Shiba Inu e così via).
I token non fungibili invece, come detto, su questo network sono gli ERC721, uno specifico standard con funzionalità dedicate. In questo caso non esistono token identici, ognuno ha degli attributi unici e ad ogni contratto corrisponde un token.
Esiste poi lo standard ERC1155, una versione evoluta di ERC721 che oltre a essere non fungibile è in grado di rappresentare classi di oggetti, aprendo le porte alla possibilità di creare serie di NFT e tirature limitate di un certo articolo.
Ethereum è il network con il maggior numero di NFT, e anche se ospita gran parte del volume di questo mercato, altre blockchain stanno acquistando popolarità, soprattutto facendo leva sulle minori Gas Fees: tra queste troviamo Solana, Cardano, Tezos, Binance Smart Chain e Flow, oltre a soluzioni Layer 2 come Polygon e Immutable X.
Il funzionamento dei token non fungibili si fonda su contratti incorporati nell’NFT stesso sotto forma di smart contract, che interagiscono con interfacce, sottocontratti e librerie di funzioni. Queste componenti si richiamano tra di loro in complesse correlazioni, che nell’insieme costituiscono tutto il software necessario a gestire l’NFT.
Gli smart contract sono fondamentali perché si occupano di assicurare l’unicità, l’autenticità, l’indivisibilità e l’immutabilità dell’NFT, nonché di registrare tutti i trasferimenti e cambi di proprietà. E’ grazie a questi attributi che viene creata e garantita la rarità e di conseguenza il valore.
Mentre l’NFT consiste nel certificato digitale registrato su blockchain, la sua essenza sono i metadati, che sono indispensabili perché custodiscono tutte le informazioni relative all’oggetto rappresentato: data di creazione, numero di pezzi dell’opera, nome, descrizione, tipo di codifica usato, firma inconfondibile che identifica l’opera, e soprattutto link che punta a indirizzo web dove si trovano i contenuti off chain.
Tuttavia, a parte rare eccezioni, questi non sono conservati all’interno dell’NFT: in altre parole l’NFT esiste su blockchain solo come contratto e certificato di proprietà, mentre i suoi metadati e i riferimenti strutturali ad esso associati sono salvati altrove in rete (idealmente su IPFS come vedremo tra poco).
Ma quindi cosa riceviamo quando compriamo un NFT? Il certificato di proprietà. Il file dell’opera, che costituisce in concreto quello che abbiamo pensato di comprare nel procedere con l’acquisto del nostro NFT, è accessibile per mezzo del link contenuto nei suoi metadati.
Questo comporta che chiunque sia in possesso del link lo può usare per accedere a quel contenuto, che quindi essendo visibile pubblicamente di per sé non è unico in nessun modo. E’ solo la proprietà ad essere unica.
Per semplificare ulteriormente le cose, l’asset a cui puntano i riferimenti potrebbe venire modificato o anche scomparire.
https://ipfsgateway.makersplace.com/ipfs/QmXkxpwAHCtDXbbZHUwqtFucG1RMS6T87vi1CdvadfL7qA
Un altro punto chiave è che compriamo i diritti di proprietà ma non necessariamente i diritti d’autore. In teoria diventiamo, dal punto di vista legale, i proprietari dell’opera d’arte, traccia audio, video clip o qualsiasi altra cosa l’NFT contiene o rappresenta. In pratica non è sempre così, perché dipende dall’NFT in questione.
Tipicamente comprare un NFT dà diritto solo a vederlo, mostrarlo e venderlo. I diritti sulla proprietà intellettuale invece rimangono all’artista anche dopo che lo ha venduto, a meno che non sia stabilito diversamente nelle condizioni definite nello smart contract.
Una formula comune è che l’artista specifica nel contratto una quota di diritti che gli verrà corrisposta a ogni nuova transazione.
Per quanto riguarda la creazione di un NFT, i passaggi sono i seguenti:
- Un autore crea un bene digitale, una foto, un video, un post, un sito, qualsiasi cosa che esiste nel mondo online.
- L’autore crea poi un token associato alla sua opera, usando una blockchain che supporta smart contract e che prevede uno standard dedicato agli NFT. Questo processo si chiama ‘minting’, che significa coniare, e avviene tipicamente su piattaforme dedicate come Enjin o Forge, oppure direttamente nei MarketPlace.
- Una volta creato il token può essere messo sul mercato e venduto. Chiunque lo comprerà sarà il nuovo proprietario della creazione digitale coniata dall’autore.
Critiche e Punti Deboli:Come accade per tutte le novità, anche gli NFT hanno avuto la loro dose di critiche e attacchi, in parte dovuti a una scarsa comprensione del loro funzionamento e utilità.
Ciò non toglie che dei punti deboli ci sono, e che pagare milioni di dollari per un file jpeg ha oggettivamente una serie di implicazioni che possono far mettere in discussione quanto abbia senso.
Approfondiamo le perplessità più comuni:
- ‘Perché dovremmo pagare certe cifre per un’opera che alla fine è un file digitale che chiunque può scaricare gratuitamente, copiare e distribuire?’.
E’ vero, l’opera è da qualche parte sul web, come qualsiasi altro contenuto. E come per qualsiasi altro contenuto se clicco sul link corretto ottengo l’accesso al file originale, per il quale il proprietario ha magari pagato milioni di euro.
Il fatto è che un’opera d’arte originale vale sempre molto di più delle sue copie. Tutti possiamo avere una stampa della Gioconda in casa, ma esiste solo un originale conservato al Museo del Louvre, la cui autenticità è validata da metodi specifici di certificazione.
Quando si tratta di file digitali, però, come sappiamo qual’è l’originale e qual’è la copia? E’ qui che gli NFT entrano in gioco, e hanno senso, con le garanzie che offrono. Ci sarà sempre solo un proprietario di una certa opera digitale, la cui certificazione è conservata nel suo portafoglio, non importa quante copie del file vengono fatte o chi può accedervi. L’originalità paradossalmente sta nell’NFT inteso come contratto, e non nel contenuto.
Inoltre, pensiamo a un quadro prezioso esposto in una galleria: chiunque si reca nella galleria lo può vedere gratuitamente. C’è però un solo proprietario, e solo lui lo può spostare e vendere. Non è troppo diverso dal possedere un NFT. - ‘Perché un collezionista o investitore in opere d’arte dovrebbe preferire un NFT?’.
Gestire opere d’arte di valore presenta una serie di rischi e di sfide delle quali chi investe deve farsi carico. La custodia dell’opera, la sua assicurazione, la consulenza di esperti che ne certifichino l’autenticità. Con gli NFT la custodia richiede le stesse poche procedure delle criptovalute e tutti gli altri aspetti sono integrati nel contratto. Per investitori e collezionisti si tratta di un enorme incentivo. - ‘Dove sta il valore?’.
Il valore è nella rarità, nella qualità e nell’autenticità, non nel token in sé. Perché ci sia valore ci deve essere richiesta: per questo la maggior parte degli NFT creati da perfetti sconosciuti valgono zero, mentre chi realizza delle collezioni uniche, impiegando i metodi della scarsità digitale artificiale, e poi riuscendo a guadagnare popolarità, è in grado di veder crescere le quotazioni delle sue opere. - ‘Se l’NFT non è neanche l’opera ma addirittura solo il certificato di proprietà, non è assurdo vedere certi prezzi?’.
Lo è, ma torniamo al discorso dell’identità, dello status e dell’attaccamento emozionale che le persone sviluppano nei confronti di certi oggetti. Per molti tra quelli che se lo possono permettere è una tentazione irresistibile comprare un pezzo che in rete ha un grande prestigio e mostrarlo sui propri profili social come status symbol.
E i punti deboli:
- Come detto in precedenza, gli NFT non danno nessun potere sul bene che si sta comprando, a parte il diritto di rivenderlo e di vantarsi di esserne i proprietari. Quando un artista vende l’unica copia di una sua opera ne cede la proprietà e non necessariamente i diritti.
La questione dei diritti d’autore rimane da definire, anche a causa dell’inadeguatezza degli attuali strumenti di tutela, non pensati per la dimensione digitale. - Gli NFT, al contrario delle criptovalute, nel momento in cui decidiamo di vendere non hanno una grande liquidità, nel senso che non è così scontato trovare acquirenti interessati, allo stesso modo in cui non è facilissimo trovare l’acquirente giusto per un antico quadro di valore.
- Si crea il rischio di una bolla speculativa, in particolare quando c’è un evidente eccesso di euforia, perché gli NFT valgono solo tanto quanto il prossimo acquirente è disposto a spendere. Chi ha investito somme importanti su un certo NFT, magari sull’ondata di clamore che ha travolto un certo progetto, potrebbe tempo dopo accorgersi che non c’è nessuno disposto a comprarlo semplicemente perché l’interesse per quell’opera, artista o categoria è andato svanendo.
E’ probabile che il 2021 sia stato una bolla per gli NFT, una sorta di tulipomania, come i dati di Google Trends aggiornati al 2024 sembrano dimostrare. Questo non toglie che gli NFT, anche se a quotazioni più ragionevoli, non spariranno.
- Siccome l’NFT non fa altro che puntare a un oggetto, ma l’oggetto a cui punta potrebbe essere modificato, copiato o cancellato, per molti gli NFT non mantengono le promesse, perché è evidente che non sono ‘per sempre’ (le soluzioni sono discusse nella prossima sezione, parlando dei rischi degli NFT).
- Un’altra questione è quella delle barriere all’adozione da parte del grande pubblico. Interagire con gli NFT richiede una buona conoscenza del mondo cripto: bisogna sapere come si conservano/comprano/scambiano i token, come funziona un wallet, come si naviga il Web 3.0, come si usano MetaMask ed Ethereum. Aspettarsi che l’utente medio non veda l’ora di confrontarsi con queste difficoltà è quantomeno azzardato.
- Inizialmente, considerato che la piattaforma di riferimento era Ethereum e che questa, usando ancora il meccanismo di consenso Proof of Work, aveva un notevole impatto ambientale, gli NFT erano criticati anche per la loro impronta ecologica.
Tuttavia la questione è inesistente per le blockchain più recenti, e come è noto anche Ethereum da Settembre 2022 è passata al sistema Proof of Stake, che è del 99% più efficiente dal punto di vista energetico.
In definitiva, a dispetto di tutto, la crescita di questi mercati è innegabile. I beni digitali diventano ogni giorno più popolari. In una società che sta digitalizzando tutto, sedotta dai social media, e in cui fette sempre più ampie delle nostre vite vengono condivise digitalmente, è naturale tendere a trasferire nel virtuale, dopo foto e amicizie, anche i propri possedimenti.
Questo processo è certamente più appetibile alle nuove generazioni, che essendoci nate dentro sono entusiaste di muovere ogni aspetto della vita in una economia digitale strutturata in modo da misurare, dare un prezzo, e offrire potenziali guadagni a tutto ciò che viene messo online.
Gallerie d’arte digitali, concerti con milioni di persone che partecipano digitalmente, comunità virtuali di ogni tipo. Il futuro, che ci piaccia o no, è questo. Per qualcuno è un sogno che diventa realtà e per altri è un incubo. Ma è lì che stiamo andando.
La realtà virtuale, di cui gli NFT saranno una componente essenziale, permetterà a chiunque di vivere una vita spettacolare anche se abita in uno scantinato. Risucchierà miliardi di persone.
Ognuno di noi aderirà a questo fenomeno culturale e sociale nella misura in cui ne è attratto e si riconosce nei valori che lo caratterizzano.
I Rischi:Se chiediamo a molti di quelli che hanno comprato un NFT, dove si trova, tipicamente sentiremo rispondere sulla blockchain. Come ormai ci è chiaro, per quanto questa informazione sia poco precisata nei siti e articoli di settore, solo una minima parte di NFT, con contenuti di dimensioni molto ridotte, sono situati interamente su blockchain.
Il motivo è che sebbene il network di Ethereum funzioni come un computer decentralizzato in grado di svolgere qualsiasi compito, e di conseguenza agire anche come database, non è adatto alla conservazione di file di grandi dimensioni.
Inoltre è stato calcolato che registrare su blockchain file anche solo di qualche megabyte costerebbe migliaia di euro in gas fees, considerato che le tariffe riportate nello Yellow Paper indicano un costo di 20.000 unità di gas per salvare 32 byte. Sugli altri network la situazione non è migliore, perché la blockchain non è progettata per questo scopo.
Di conseguenza, come spiegato, i contenuti dell’NFT non sono on chain, non sono nello smart contract, ma si trovano sul web.
Le implicazioni sono notevoli, perché se sono conservati in risorse esterne significa che esistono su un server, e che non ci sono garanzie che esisteranno per sempre come ciò che è salvato su blockchain, a meno che qualcuno non se ne faccia carico. Il punto è proprio questo: chi è responsabile dei dati off chain?
A marzo 2021 l’artista Neitherconfirm ha pubblicato 26 NFT su OpenSea, per poi sostituire tutte le immagini ad essi connesse con dei tappeti (simbolo dei famigerati ‘rug pull‘), per dimostrare la fragilità di questo sistema di conservazione dei file.
Riportiamo la sua lecita denuncia: “Che senso ha creare un token a prova di falsificazione su un network altamente protetto se poi qualcuno può modificare, ricollegare o distruggere la tua proprietà? Finché il valore della tua opera d’arte si affida a un servizio centrale, non possiedi nulla.”
Lo ‘scherzo’ è servito per ricordare a tutti che l’autenticità dell’NFT ha ben poca rilevanza se poi non c’è un sistema sicuro per proteggere gli utenti dalle vulnerabilità del web centralizzato. Fino a che la questione non sarà risolta gli NFT di arte digitale avranno solo spostato la sfida di un gradino in avanti.
Per poter guadagnare trazione su larga scala gli NFT devono dimostrare di essere non solo a prova di utente medio e semplicissimi da usare, ma soprattutto sicuri sotto tutti i punti di vista. Per ora non lo sono.
Ecco alcune delle problematiche che potrebbero emergere:
- L’asset potrebbe trovarsi su un exchange centralizzato, che costituisce un potenziale punto critico in quanto un giorno, per quanto sia improbabile, questo potrebbe chiudere.
- L’asset potrebbe essere situato presso un semplice url sul web, il che comporta che il contenuto conservato a quel link potrebbe essere modificato o sparire a causa di dominio oscurato, file cancellato, server danneggiato o azienda di web hosting fallita.
- L’asset potrebbe essere conservato e protetto da un MarketPlace, e quindi dipendere dalla longevità di una certa piattaforma.
L’NFT contiene un riferimento a file sul web, e quando viene fatta una richiesta punta a un indirizzo internet url o a un hash IPFS.
Che si tratti di indirizzi HTTP o su IPFS, questi sono generalmente gestiti dai siti che coniano e ospitano NFT, e sono connessi ai metadati associati all’NFT e non all’opera d’arte.
I normali indirizzi web sono i più vulnerabili. La soluzione più ricorrente e considerata ragionevolmente sicura è salvare i contenuti associati a un NFT usando IPFS. L’InterPlanetary File System è un network progettato per permettere di salvare e condividere file in maniera distribuita. Il suo protocollo peer-to-peer e open source funziona come sistema globale di salvataggio file ed elimina sostanzialmente la necessità di server centralizzati per fornire contenuti agli utenti.
I vantaggi di un’archiviazione di questo tipo sono che la conservazione dei dati è molto più efficiente, permanente e resistente ad alterazioni o cancellazioni, in quanto i file sono presenti in più copie attraverso tutto il network.
Tutte caratteristiche ideali per avvicinarci all’idea di ‘per sempre’ che gli NFT richiedono.
Un limite è che il sistema IPFS semplicemente garantisce a chi ha un link e un ID dei file di accedere a quel contenuto. Se il contenuto è li, ed esiste. L’IPFS punta a dei dati, ma la loro archiviazione anche in questo caso può essere compromessa, perché il protocollo prevede una modalità di cancellazione (purging) dei contenuti obsoleti, che in casi remoti può di fatto comportare la sparizione dell’artwork.
Finché però almeno un nodo ha il file, e viene usata la funzionalità ‘pinning’, che garantisce che quel file continuerà ad essere conservato e disponibile, siamo sicuri che non diventerà inaccessibile.
La soluzione ideale sembrerebbe quindi essere, sia per collezionisti/investitori che per artisti, quella di operare personalmente un nodo IPFS e conservare una copia locale dei contenuti, assicurandosi che non vengano mai eliminati. Questo garantisce il 100% della sicurezza nel caso di un pezzo pregiato.
Del resto, come abbiamo già detto, chi commercia in opere d’arte sa che le spese per la cura e manutenzione dell’opera sono da tenere presenti come parte della gestione dell’investimento.
La condizione ovviamente è che i metadati dell’NFT contengano un hash IPFS anziché un semplice url, cosa per fortuna sempre più comune, ma da verificare prima del minting o dell’acquisto.
Molti nodi IPFS sono gestiti proprio dai MarketPlace, consapevoli di queste dinamiche. Questo sul breve termine è una garanzia, ma rimangono dubbi riguardo a che incentivo tali compagnie avrebbero a mantenere i nodi operativi se un giorno dovessero chiudere.
Per capirci, nel caso di NFT comprati su piattaforme come OpenSea, e custoditi in un wallet personale, se succede qualcosa ai nodi IPFS da loro gestiti e nei quali è situato il contenuto, rimaniamo con nient’altro che un contratto originalissimo ma che punta verso il vuoto.
Le piattaforme degli exchange, come Binance NFT, sono ancora più a rischio, poiché conservano gli asset sui loro server, in maniera centralizzata. Questo comporta che se Binance dovesse andare gambe all’aria non avremmo più accesso all’opera.
Basta dare un’occhiata alle famose ‘Terms and Conditions‘, per capire che chiunque sia serio riguardo la creazione, acquisto e custodia di un NFT deve fare molta attenzione a utilizzare con leggerezza questo tipo di soluzione.
In sintesi le varie vulnerabilità sono da tenere ben presenti, a dispetto di tutti quelli che si sono tuffati in questo mondo ciecamente e fidandosi dell’immutabilità della blockchain.
Le soluzioni ci sono, ma l’industria NFT non ha ancora trovato un consenso sulle procedure da usare e su chi tra artisti, piattaforme ed investitori/collezionisti se ne deve fare carico.
La struttura sottostante gli NFT continua a evolversi. Gli standard utilizzati vengono costantemente perfezionati e ottimizzati. Per ora il metodo più sicuro è la tecnologia IPFS, ma ulteriori sviluppi continuano ad emergere.
Va notato che IPFS ha rinunciato a promuoversi come registro permanente di dati, perché si tratta di una condizione estremamente difficile da garantire nel digitale. La blockchain ha raggiunto questo risultato, ma per ora solo per quanto riguarda informazioni ‘leggere’, come transazioni e contratti.
E’ per questo che stanno prendendo forma progetti come Arweave o Filecoin, che puntano a realizzare degli hard drive permanenti e immutabili a livello globale, ottenendo la completa decentralizzazione anche dei contenuti.
Per chi desidera la massima sicurezza si possono già adesso usare i servizi messi a disposizione da compagnie specializzate, come Pinata, Infura o IPFS2Arweave.com, che non solo salvano i file nel sistema decentralizzato di Arweave ma li proteggono anche con la funzionalità pin di IPFS.
Come Comprarli e Crearli:Dopo aver imparato tutte queste cose, e aver fatto le nostre valutazioni, abbiamo deciso che vogliamo comprare il nostro primo NFT o addirittura coniarne uno e metterlo in vendita.
Sono argomenti di tale portata che meritano ognuno un articolo di approfondimento, che troviamo a questi link nelle parti due e tre di questa serie di guide:
- Come Comprare e Conservare il tuo Primo NFT – Guida Completa Token Non Fungibili – Parte 2
- Come Coniare e Mettere in Vendita il tuo Primo NFT – Guida Completa Token Non Fungibili – Parte 3
Conclusioni:
La domanda chiave è: gli NFT sono il futuro, oppure nel 2021 abbiamo assistito solo a un’altra mania come la bolla delle ICO del 2017? Anche se con questo articolo abbiamo chiarito tanti aspetti, non è facile stabilirlo.
Tuttavia è molto più probabile che, nonostante l’evidente calo del 2022-2023, e le controversie sugli Ordinals di Bitcoin, gli NFT rimarranno con noi. Le possibilità sono palesemente innumerevoli, intriganti e potenzialmente dirompenti in molti settori.
Anche se si tratta di una dimensione ancora agli esordi, è importante iniziare sin da subito a capire il funzionamento e le possibilità degli NFT, perché il mondo in cui viviamo si sta inesorabilmente dirigendo verso una sempre maggiore digitalizzazione.
Questo comporterà, negli anni a venire, un inevitabile aumento della necessità non solo di conservare valore in maniera sicura, ma anche di trasferire nel digitale in modo certificato aspetti della quotidianità che per adesso sono ancora tangibili.
Pensiamo ai contratti, ai notai, all’identità e ai nostri dati sensibili, dei quali è indispensabile essere gli effettivi proprietari, in modo da averne indiscutibilmente il controllo. Gli NFT in questo senso potrebbero essere l’unico mezzo per essere certi che internet rimarrà una struttura aperta e democratica.
Per questo motivo è importante documentarsi, sperimentare, iniziare a farne uso e capire. Essere dei precursori è sempre stato un vantaggio.
Terminologia Delle Criptovalute – Glossario Veloce
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Come Scegliere, Comprare e Conservare il Tuo Primo NFT – Usare OpenSea – Evitare Truffe – Guida Completa Token Non Fungibili – Parte 2
Come Coniare e Mettere in Vendita il Tuo Primo NFT – Minting su Opensea – Guida Completa Token Non Fungibili – Parte 3
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